La nostra più grande sfida in quanto esseri umani è dimostrare in modo pragmatico che la nostra immaginazione, la fantasia e tutto ciò che accade dentro di noi è la nostra vera vita e quanto di più potente esiste e può esistere.
La realtà che consideri reale, quella fisica, è anch’essa un prodotto dell’immaginazione. L’unica differenza è che si tratta di un’immaginazione collettiva di cui siamo vittime.
Come esseri umani ci costringiamo vicendevolmente a immaginare questa realtà, basata sul conflitto, la separazione, l’alternanza tra piacere e dolore, e in cui la fine è sempre la morte e nella maggioranza dei casi la sofferenza.
Esiste un’immaginazione di cui siamo vittime, priva di creatività, perché quanto immaginiamo è già stato immaginato. Questa immaginazione ha prodotto e seguita a produrre questa realtà, che Italo Calvino chiama “inferno dei viventi”. Questo inferno “non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme”.
Esiste anche una libera immaginazione, che ha il potenziale di creare un paradiso. Puoi usare questa immaginazione anche da solo, pure dentro all’inferno, e percepirne il potere e la bellezza, nonostante l’inferno.
L’impresa più grande che possiamo compiere come esseri umani consiste nel liberarci da quanto siamo stati costretti a immaginare, dal nostro attaccamento a una realtà immaginata da altri, e iniziare a immaginare insieme il paradiso, dando spazio a il paradiso in ogni momento della nostra vita all’inferno.
Tuttavia, si tratta di riconoscere che il potere dell’immaginazione che sostiene l’inferno è immane. Vi sono aspetti della nostra esistenza che fanno parte dell’immaginazione infernale e che inevitabilmente seguiteranno ad essere allineati con essa, finendo come sono destinati a finire.
Se intendiamo immaginare e costruire il paradiso, occorre che facciamo i conti con l’inferno, che lo accettiamo, spostando tuttavia incessantemente l’attenzione dall’inferno al paradiso. Forse ci vorrà tanto tempo per cambiare le cose. Tuttavia ogni sforzo che facciamo ora riduce il ritardo verso il paradiso.
Nell’inferno trionfa il conflitto, la separazione, l’alternanza tra piacere e dolore, e la fine è sempre la morte.
“Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. (Italo Calvino)