Versione integrale di un’intervista a Franco Santoro a cura di Paola Giovetti pubblicata in forma ridotta sul settimanale “Visto” nell’estate del 2005.
(Paola Giovetti): Raccontaci della tua esperienza a Findhorn e del tuo lavoro sciamanico.
(Franco): Vivo a Findhorn dal 1999, presso il Cluny Hill College, il campus educativo della Findhorn Foundation: un grande edificio, sito al centro di un’ampia zona collinare piena di boschi e prati. Sono membro residente della Findhorn Foundation e opero nell’Area Educativa. Il mio lavoro di servizio nella comunità consiste nel guidare i programmi tradizionali di Findhorn (Settimana di Esperienza, Pratica Spirituale), offrire consulenze, eventi e seminari astrosciamanici.
Il mio lavoro astrosciamanico ha trovato un terreno fecondo qui in Scozia, sebbene non fosse all’inizio mia intenzione promuoverlo apertamente. Ogni anno a Findhorn, giungono più di 14000 persone provenienti da ogni parte del mondo. Si tratta di individui motivati sia da un intento di ricerca interiore, sia dal desiderio di servire al meglio il pianeta. E’ incredibile per me osservare come, dinanzi a tali propositi, le differenze culturali o razziali si dipanano, e lasciano spazio a un profondo senso di comunione. Molti dei nostri ospiti aspirano ad acquisire chiarezza riguardo al proprio potenziale e scopo nella vita, al fine di poterlo applicare concretamente una volta che faranno ritorno nel loro luogo di origine, in genere dopo un soggiorno di minimo una settimana e fino a tre o molti più mesi.
L’astrosciamanesimo è uno tra gli strumenti emergenti disponibili a Findhorn per facilitare tale intento, mediante sia il lavoro individuale sia quello di gruppo. La pubblicazione di due miei libri in lingua inglese, una serie di compact disc, vari articoli sulla stampa internazionale e un popolare documentario messo in onda dalla televisione nazionale britannica, attira negli ultimi anni l’attenzione nei miei riguardi di un pubblico più vasto. L’astrosciamanesimo è richiesto in diversi luoghi del mondo, e il mio contratto con la comunità mi permette di svolgere attività ovunque.
Nei miei primi due anni di permanenza a Findhorn, al fine di acquisire chiarezza riguardo ai miei obiettivi nella vita, ricevetti l’indicazione dagli spiriti guida di svolgere una serie di pratiche spirituali e di rapporto con la terra, la cui natura non mi consentiva di muovermi oltre un raggio di sette chilometri. Fu un periodo molto illuminante, seguito da un cambiamento radicale nel mio stile di vita. Da cinque anni adesso viaggio regolarmente, tenendo eventi in molti luoghi del pianeta.
(Paola Giovetti): Quali sono state le tue prime esperienze sciamaniche e che tipo di formazione sciamanica hai avuto?
(Franco): La mia presenza in Scozia, come pure lo sviluppo dell’astrosciamanesimo, sono in relazione con un’ampia serie di esperienze non-ordinarie che hanno costellato il fluire della mia vita. Una tra le più memorabili avvenne nel 1976, durante un viaggio nell’area degli Highlands scozzesi, dove si trova Findhorn.
Si trattò di un fenomeno di shapeshifting o mutaforma. All’improvviso, mentre osservavo un paesaggio, provai un senso di fusione con ciò che mi circondava, un collegamento nitido con ogni aspetto del passato e del futuro dell’universo. Mi sentivo svincolato della mia forma fisica, in grado di entrare in altri corpi e forme. Potevo muovermi liberamente, diventando qualsiasi forma: alberi, acqua, gabbiano, mucca, altri uomini o donne, ecc. Provavo sensazioni fisiche effettive, sentendo e vedendo dalla prospettiva stessa di ogni distinta forma. Inoltre, percepivo lo scorrere di diverse epoche e l’alternarsi di altre presenze su quello stesso scenario. Nel momento che ebbi quell’esperienza, ciò che tuttavia mi stupì maggiormente fu la constatazione di non provare alcuno stupore. Sebbene quello che stava accadendo era qualcosa di assolutamente incredibile, non riuscivo a capacitarmi di come mi potesse sembrare normale. Il paradosso è che piuttosto di essere stupito da quello che mi stava accadendo, ero stupito di non essere stupito.
Quest’esperienza attivò in me il ricordo di un precedente evento, accaduto durante la mia infanzia (1964) che ho descritto nel mio secondo libro in inglese (Astroshamanism: The Voyage Through the Zodiac, Findhorn Press, 2003).
Quel giorno nel nord della Scozia, e la riattivazione del ricordo di precedenti esperienze, lasciò un segno indelebile nella mia coscienza. Era un senso di immane estasi e amore, che si venne ben presto a scontrare con la realtà della mia vita convenzionale. Da un lato ero determinato ad approfondire e sviluppare il fenomeno, dall’altro mi sentivo isolato e incapace di comunicare la mia esperienza. Dopo aver cercato invano di trovare chiarimenti attraverso gli studi universitari, iniziai a svolgere ricerche per conto mio. Esplorai diverse tradizioni spirituali ed esoteriche, passando attraverso aree luminose ed oscure. La natura di quanto emerse nelle mie successive esperienze non-ordinarie divenne sempre più fuori dal consueto e acuì il mio isolamento dal mondo convenzionale.
Passai così otto anni di pressoché totale solitudine. I miei genitori, pur non riuscendo a capire il motivo di questa scelta, mi offrirono sempre il loro amore e sostegno. Quando mi si domanda qual è la mia formazione e chi sono stati i miei insegnamenti, al primo posto pongo le esperienze e gli esseri non-ordinari con cui mi sono relazionato sin da piccolo, mentre al secondo posto metto i miei genitori. Seguono poi tutte le persone che ho incontrato nella mia vita: parenti, amici, maestri, allievi.
La formazione sciamanica è ben diversa da altri processi di insegnamento. Il tratto principale degli insegnamenti sciamanici è che essi non sono comunicabili da un essere umano all’altro. Essi sono rivelati agli iniziati solo attraverso l’esperienza diretta e una comunicazione che richiede il rapporto con realtà non ordinarie. Il ruolo del maestro in questo caso consiste nel creare le condizioni affinché l’allievo riceva gli insegnamenti direttamente dagli spiriti guida o entità non-ordinarie.
La scelta di trasferirmi a Findhorn fu la conseguenza di questo tipo di comunicazione. Da un punto di vista razionale non aveva proprio senso andare in Scozia. Il mio lavoro astrosciamanico in Italia si stava sviluppando bene e, in seguito alla decisione delle edizioni Mediterranee di pubblicare il mio libro (Iniziazione all’astrosciamanesimo), esisteva pure la prospettiva di un’ulteriore espansione. Tuttavia, il messaggio degli spiriti guida era di lasciare l’Italia e recarmi in Scozia. Dopo vari tentennamenti, alla fine seguii quest’indicazione.
(Paola Giovetti): A chi è adatto il lavoro astrosciamanico, come l’hai messo a punto, quali disturbi cura meglio?
L’astrosciamanesimo è frutto di un lavoro che sviluppai a partire dal 1976 (allorché ebbi l’esperienza in Scozia descritta precedentemente) attraverso insegnamenti ricevuti da entità non-ordinarie, integrati sia tramite le trasmissioni di sciamani e guide di diverse tradizioni, sia attraverso lunghe sperimentazioni e ricerche individuali.
Il lavoro di integrazione è stato per me assai importante. All’inizio mi mancava la fiducia per accettare totalmente i metodi ricevuti dagli spiriti guida, sebbene producessero ottimi risultati e fossero di per sé completi, Quando allora qualcuno mi domandava: “da chi hai imparato questo metodo e qual è stata la tua formazione?”, io provavo imbarazzo e non sapevo cosa rispondere. Temevo di rivelare che avevo ricevuto il tutto da altre dimensioni, avevo paura di essere frainteso o considerato folle. Dopo tanto isolamento, il mio desiderio era di avvicinarmi agli esseri umani, trovare dei punti in comune, servire il benessere collettivo. Ogni volta che avevo provato a spiegare qualcosa riguardo la mia percezione non-ordinaria, ne erano risultate notevoli incomprensioni. Mi misi allora a cercare un modo per presentarmi attraverso un linguaggio più comprensibile o “normale”.
I miei spiriti guida m’invitarono a impiegare la cosmologia astrologica e a esplorare diverse tradizioni esoteriche e metodi di guarigione spirituale. Mediante queste ricerche, mi resi conto che gli strumenti da me precedentemente ricevuti erano similari a quelli impiegati da tradizioni di cui prima di allora non sapevo nulla. Questo mi consentì quindi di fornire dei termini di riferimento comprensibili per le persone che incontravo. L’astrosciamanesimo è quindi il risultato dell’integrazione dei metodi sciamanici ricevuti da me sin dall’infanzia con l’astrologia, vari tipi di terapie energetiche contemporanee, gli insegnamenti misterici delle antiche tradizioni nordeuropee e mediterranee, le tradizioni religiose e i modelli di pensiero contemporanei. A quest’ultimo riguardo, preciso che il lavoro astrosciamanico è efficace allorché parte dai sistemi di credenza delle persone su cui opera. Per me è importante sapere quali sono i sistemi di riferimento dei miei clienti. Il mio intento non è quello di sostituirli con i miei. Il mio obiettivo consiste nel mettere i modelli di pensiero del cliente al servizio della sua effettiva natura. Ecco perché ben lungi dallo stimolare l’impiego di pratiche esotiche o di culture remote, tendo a invitare le persone con cui opero a fare riferimento al proprio ambiente e cultura di origine.
Secondo l’approccio astrosciamanico il senso di separazione, che domina la società e la vita umana contemporanea, è la causa essenziale di ogni sofferenza. La guarigione astrosciamanica non si occupa quindi di malanni in senso convenzionale. In questo contesto, ogni circostanza in cui mi percepisco separato, è uno stato di malattia, o meglio allucinazione, non importa quanto io appaio sano. Al contrario una malattia, anche assai estrema, può diventare un sintomo di notevole guarigione se contribuisce al recupero del senso di unità. Spesso in questo lavoro le cose funzionano al contrario, ecco perché è arduo comprendere le sue meccaniche impiegando la consapevolezza ordinaria.
Nel mondo sciamanico, tra le diverse concezioni riguardo alle cause delle malattie o della sofferenza, quella che predomina nettamente è costituita dalla perdita dell’anima. Ciò significa che la malattia è il risultato della separazione da una parte di sé e la cura consiste nel cercarla, nel catturarla e nel reintegrarla nella consapevolezza del malato. Secondo tale visione, ogni volta che abbiamo dei traumi, una parte della nostra anima si separa da noi per sopravvivere e per sfuggire dalla situazione di dolore. La terapia consiste quindi nel ritrovare le parti perdute e prima di tutto occorre sapere chi e dove sono.
Nell’astrosciamanesimo esiste una specifica topografia che descrive le realtà non ordinarie, e che permette di individuare sia le parti perdute sia gli strumenti di recupero. In questi spazi, mi sposto in compagnia degli spiriti guida e facilito il lavoro di guarigione. La carta astrologica opera come un’elaborazione tecnica della topografia dell’anima, e diventa un campo di esplorazione in cui sia l’operatore astrosciamanico che il cliente si muove direttamente. Nelle sessioni, il cliente è un protagonista attivo. Nella maggioranza dei casi, è egli stesso ad entrare in rapporto con la sua guida, senza interferenza da parte mia.
Il lavoro astrosciamanico è adatto per persone che sono disposte a assumersi piena responsabilità per il proprio processo di guarigione. Lo sciamanesimo è un cammino di potere, e con questo potere il cliente è confrontato sin dall’inizio. Si tratta del potere di scegliere in che modo usare la vita. Per me non è importante conoscere i disturbi della persona. La malattia è un fatto naturale come la morte e la vita. Ciò che conta per me è sapere cosa la persona desidera, quali sono i suoi sogni più grandi, che cosa genera in lei passione e gioia. Chiamo tutto questo l’intento.
Una domanda che sovente rivolgo – dopo che una persona mi ha riferito i suoi problemi fisici, emotivi, sentimentali, ecc. – è “cosa faresti se tu non avessi questi problemi?”. A questo punto molti non sanno cosa rispondere. Sono così attaccati alle loro paure e problemi, che non c’è spazio per pensare a quello che effettivamente vogliono dalla vita. Di conseguenza il problema diventa un fattore che, seppure spiacevole, dona un senso di sicurezza. Quindi dapprima aiuto la persona a riconoscere un intento, grande o piccolo che sia. Poi la invito a realizzarlo usando sia le sue qualità sia l’aiuto degli spiriti guida. Per fare ciò non è assolutamente necessario eliminare i problemi. Al contrario, è l’energia stessa focalizzata sui problemi che è impiegata per perseguire ciò che la persona vuole.
Se da un lato non posso evitare i disturbi, poiché fanno parte del ciclo naturale della vita, dall’altro ho il potere di scegliere in che modo utilizzare la loro energia. Questo è uno dei principali insegnamenti che ho ricevuto dagli spiriti guida e dalla vita: “non attendere di aver superato il problema, per poter realizzare i tuoi obiettivi. Il problema è un alleato al tuo servizio. Usalo e mettiti all’opera ora, senza indugi, per realizzare ciò che vuoi”.
Il lavoro astrosciamanico è quindi indicato per persone che sono disposte a identificare i loro scopi nella vita e prendere provvedimenti tangibili per realizzarli. Questo lavoro è pure utile per coloro che si trovano in momenti di forte confusione o crisi interiore. Tali momenti, seppure dolorosi, sono spesso il sintomo che un gran processo di trasformazione e risveglio è in atto. Invece di lottare conto il sintomo, si tratta di prestare attenzione a cosa vuole emergere. In molti casi è un notevole talento, una qualità che la persona ha represso a lungo, e che ora vuole essere riconosciuta ed espressa. Il lavoro consiste allora nel creare una connessione con la natura autentica, l’essenza della persona. Quest’essenza io la chiamo spirito guida. Nell’astrosciamanesimo il lavoro di base si fonda appunto sul contatto con lo spirito guida. Il rapporto con la guida, ben lungi dall’essere accessibile solo a persone dotate di facoltà particolari, è un’esperienza alla portata di chiunque ne abbia il sincero desiderio. Non è un lavoro difficile, perché questo contatto è sempre esistito e si tratta solo di diventarne consapevoli, di recuperarne la memoria e di riconoscerne le chiavi di identificazione. In una sessione astrosciamanica è il soggetto stesso a stabilire il rapporto con la guida, a ricevere una visione o indicazioni atte a realizzare il suo intento, e a liberarsi da situazioni di blocco o perdita d’anima.
(Paola Giovetti). Puoi descrivere qualche caso tipico affrontato e risolto.
(Franco) Durante le sessioni astrosciamaniche, il soggetto stabilisce dapprima una connessione con il suo intento, poi si apre al rapporto con la guida. La guida, in seguito, può fornire indicazioni riguardo azioni specifiche che, se intraprese, consentiranno al soggetto di integrare l’energia perduta, trasformare un problema o manifestare un dato obiettivo. Prima di iniziare la sessione, molte persone credono di non essere all’altezza e di fallire nell’impresa. Nella maggioranza dei casi, malgrado i timori iniziali, risulta agevole stabilire il rapporto con la guida, liberare energie bloccate e ricevere indicazioni rilevanti già in un solo incontro.
Per esempio, il problema di A. era nella sfera delle relazioni. Durante la sua vita, non era mai stata in grado di stabilire una relazione ideale con un essere umano. Di conseguenza continuava a rimanere in solitudine o a incontrare persone sbagliate. Quando mi visitò era in uno stato di profonda sofferenza. Un’amica le consigliò di vedermi e, seppure non provasse sintonia con quanto conosceva riguardo il mio lavoro, aveva deciso di incontrarmi.
“Tra tutti i metodi di guarigione che ho provato,” ammise “l’astrosciamanesimo mi appare come il più strampalato. Tuttavia, dopo tanti fallimenti, ormai non ho più nulla da perdere, ed è per questo che sono venuta”. Durante il colloquio preliminare, A. mi raccontò una lunga sequela di vicende di relazioni dolorose, concludendo di non aver mai vissuto un rapporto ideale. Chiesi allora ad A., di descrivermi quali erano per lei le caratteristiche di un rapporto ideale. A. si stupì del fatto di non averci mai pensato profondamente. Le spiegai che nel corso della sessione si trattava dapprima di entrare nel proprio mondo interiore, incontrare la guida ed aprirsi a un’esperienza diretta del “rapporto ideale”. Invitai A. ad accedere ad uno spazio di potere illimitato, in cui avrebbe messo da parte ogni limite, per vivere con l’immaginazione qualunque cosa desiderava in una relazione.
Dinanzi al prospetto di rapportarsi con la guida, A. si sentì inibita e non all’altezza. Osservai che l’unico requisito richiesto era la sua decisione di contattare la guida e di aprirsi all’esperienza desiderata. A. decise quindi di procedere. All’inizio disse di non riuscire a vedere assolutamente nulla. Gli risposi che non si trattava forse di vedere, bensì di sentire. A.si aprì alle sue sensazioni, e provò subito un’intensa emozione di gioia. Qualcosa l’aveva scossa a livello del cuore, tuttavia provava timore ad accoglierla appieno, come se ci fosse un divieto. Dopo aver ricordato l’intento originario della sessione, le indicai due possibilità operative: rimanere nel blocco e esplorarne a pieno le conseguenze, oppure contattare la guida e aprirsi all’esperienza desiderata. A. scelse quest’ultima possibilità, e subito dopo avvertì la presenza di un albero. Non appena si avvicinò all’albero, comprese che era quella la guida, e l’abbracciò. Iniziò quindi a provare sensazioni di gran gioia e commozione. Mentre suonavo il tamburo sciamanico, A. fece un viaggio sciamanico in una dimensione estatica, in cui ogni suo desiderio di relazione era pienamente realizzato. Al termine A. aveva chiaro che cosa fosse per lei una relazione ideale. Soprattutto si rese conto di averne avuto un’esperienza diretta e, che quindi dentro di lei, da qualche parte, quella relazione era già manifesta. A questo punto A. percepì che era sua facoltà decidere di estendere tale esperienza nella vita ordinaria. La guida osservò che a questo scopo si trattava di creare un collegamento tra quella dimensione e la sua vita quotidiana. La relazione ideale esisteva già in una remota parte della sua coscienza. Tuttavia, nella vita ordinaria A. si era separata e occorreva esplorarne le ragioni, per poi, attraverso l’aiuto della guida, ristabilire la connessione.
In una fase successiva del lavoro, A. fu confrontata con gli episodi, sia della sua infanzia sia di esperienze ancora più remote, che avevano generato la separazione. Un episodio, in particolare, fu determinate e, nel corso della sessione fu riconosciuto e guarito. Infine, per recuperare la connessione, la guida suggerì di svolgere una pratica, consistente nel recarsi quotidianamente per 28 giorni in un luogo nella natura e abbracciare un albero per alcuni minuti. In seguito si trattava di scrivere in un diario alcuni commenti. La pratica gli avrebbe permesso di rivivere la potente esperienza avuta durante la sessione e, attraverso la scrittura, di radicarla nella vita ordinaria. Passati 28 giorni, A. mi telefonò sconfortata. Aveva svolto la pratica regolarmente e ciò le aveva portato pace e gioia. Tuttavia, nulla di concreto nella sfera di relazione era cambiato. Inoltre, quel giorno stesso aveva avuto un’esperienza molto dolorosa, che le aveva fatto perdere nuovamente ogni speranza. Invitai A. a rapportarsi con l’energia dell’albero-guida per chiedere consiglio. La guida fece notare che un cambiamento radicale si era già verificato, e che si trattava solo di scegliere se accettarlo o meno. Esortai quindi A. a verificare a quali erano state le scelte decisive durante la giornata. A. disse che quella sera stessa era stata invitata ad una festa, ma che aveva deciso di non andarci poiché, dopo l’evento doloroso che le era capitato, si sentiva di malumore e non all’altezza di affrontare tanta gente. In particolare, A. precisò che a quella festa avrebbe partecipato G., un uomo verso cui sentiva molto amore. Sebbene A. desiderasse avvicinarsi a G., non aveva mai osato perché era sicura che egli non fosse interessato.
“Mi trovo nello stato peggiore possibile.” Osservò A. “Come posso presentarmi a quella festa? G. e tutti quanti si renderanno conto di come sono, e allora sarà proprio la fine”. A. si rese conto in vero che era questa la scelta cui la guida si riferiva. La guida suggerì di andare alla festa e di essere semplicemente lei stessa. Malumore o meno, occorreva mantenere il rapporto con la storia scaturita dall’albero. L’idea di andare a quella festa in quelle condizioni era qualcosa di impensabile per A. Allo stesso tempo, la cosa le appariva paradossale e stimolante.
“Del resto, peggio di come sono ora, non posso proprio essere. Questa volta ho deciso di dare una svolta. Invece di nascondermi, mi espongo per quello che sono.” Quella sera A. andò quindi alla festa e, la stessa sera, G. si dichiarò ad A.. G. e A. sono da diversi anni felicemente in relazione.
Questo, come altri, è un episodio spettacolare. Desidero tuttavia rilevare che le guarigioni più rilevanti hanno manifestazioni meno sensazionali. Esse sono il risultato di un lento processo di risveglio, che alla fine porta ad una profonda trasformazione nella coscienza del soggetto. La persona talvolta si rende conto che i suoi desideri derivano da condizionamenti, che le frustrazioni e il dolore sono dovute all’incapacità di esprimere il proprio autentico potenziale.
Per esempio, pure M. aveva problemi nel campo delle relazioni. A quel riguardo la situazione sembrava disastrosa e, poiché per M. le relazioni costituivano l’aspetto più importante della vita, l’intera sua esistenza era diventata un disastro. In quel caso, M. ebbe un’esperienza sciamanica in cui la sua gioia apparve scaturire, piuttosto che da una relazione con un uomo, dall’espressione delle sue capacità artistiche. In quella circostanza, M. cantava, danzava e suonava strumenti musicali, intrattenendo numerose persone e apportando loro guarigione. Ciò la rendeva incredibilmente felice. M., sebbene nell’infanzia e adolescenza aveva nutrito il sogno di cantare e danzare, aveva già da tempo rinunciato completamente a questa prospettiva. La sua attenzione era totalmente concentrata sulle relazioni con gli uomini, e il fatto che esse provocassero continue pene e fallimenti aveva logorato la sua autostima in ogni settore della vita. Rispetto all’idea di esaudire il suo vecchio sogno di cantare e danzare, M. si sentiva completamente inadeguata. Tuttavia, la guida le suggerì di passare 20 minuti ogni giorno, cantando e danzando per conto suo. Dopo tre mesi di tale pratica, si trattava di cogliere la prima occasione per esibirsi pubblicamente.
Similmente ad A., M. fu invitata ad una festa, in cui avrebbe avuto la possibilità di esibirsi. Per due settimane si era preparata a quell’evento, raggruppando un repertorio di ballate piene di gioia e vivacità. Sebbene nutrisse molti timori, la sua fiducia nella guida le dava il coraggio di affrontare questa prova. Quel giorno stesso M. ebbe un’esperienza infausta di relazione e si sentiva profondamente addolorata. In quelle condizioni non poteva certo esibirsi, e quindi decise di rinunciarvi. Dopo che ebbe scelto di rinunciare, il suo dolore aumentò. Chiese allora aiuto alla guida, che le rispose di mantenere fede all’impegno preso di esibirsi alla festa. M. Fece notare che il suo dolore non le permetteva di cantare i pezzi gioiosi cui si era a lungo preparata. La guida aggiunse che si trattava solo di cantare e lasciare uscire quello che voleva uscire. M. pur non avendo idea di quello che avrebbe cantato, accettò la sfida. Attraverso il canto. quella sera M. espresse il suo dolore. Il pubblico, al contrario, provò un’incredibile pace e gioia. Una persona del pubblico gli fece un’invitante quanto inattesa offerta di lavoro. In poco tempo, il canto e la danza, oltre a procurargli gioia e successo, diventò la sfera predominante della sua vita. Si rese conto che il suo vero desiderio era di cantare e danzare, che questo era il modo autentico in cui poteva relazionarsi con gli altri. M. comprese inoltre che la sua idea di relazione era frutto di un condizionamento sociale, e che non corrispondeva a ciò che lei veramente voleva. Attraverso l’espressione del suo potenziale artistico, M. riuscì in seguito a soddisfare a sanare anche quell’area della vita.
Pressoché tutti coloro che impiegano l’approccio astrosciamanico, al termine di un trattamento, si sentono più energici e rilassati, più protetti, fiduciosi e motivati. E’ importante notare inoltre che spesso, come conseguenza del lavoro astrosciamanico, la vita delle persone cambia notevolmente. Talvolta non sono tanto le circostanze esterne della vita a mutare, quanto il modo interno di percepire quella stessa vita. In molti casi avvengono guarigioni da problemi cronici. Soprattutto, e questo è l’aspetto più essenziale, le persone si aprono al loro autentico potenziale, e riescono ad esprimersi al meglio nella vita sia interiore sia esteriore, per il proprio benessere e per quello del pianeta.
(Paola Giovetti) Che importanza hanno gli strumenti musicali e i rituali nel tuo lavoro?
(Franco) Per stimolare gli stati di coscienza che consentono di accedere all’esperienza sciamanica mi avvalgo di vari strumenti di percussione: tamburi, sonagli, sistri, campane, ecc. Ogni strumento svolge una particolare funzione di guarigione o serve per richiamare uno specifico spirito guida o energia planetaria. Un’ampia parte del mio lavoro comporta l’uso di danze sciamaniche di trance e di rituali accompagnati da suoni. Lo strumento più usato è il tamburo. Il battito del tamburo ricorda quello del cuore, un ritmo che ricostruisce l’ambiente acustico degli stadi prenatali: quello del battito cardiaco materno. Poiché il mio approccio sciamanico privilegia le tradizioni europee e mediterranee, gli strumenti che uso maggiormente sono il tamburo celtico, il tamburello, la tamorra e lo scacciapensieri.
I suoni nel lavoro astrosciamanico servono a creare stati di espansione di coscienza in grado di innescare notevoli processi di guarigione. La trance e gli stati sciamanici di coscienza fanno parte della struttura genetica di base degli esseri umani. Ognuno di noi ha il bisogno genetico di avere esperienze estatiche. Il problema è che tali esperienze, nella maggioranza delle società umane contemporanee, non sono accettate socialmente. I rituali astrosciamanici hanno la funzione di liberare forti emozioni, difficilmente esprimibili nella vita quotidiana, e di dirigere la loro energia verso un intento positivo. Un tipico rituale a questo riguardo è il Rituale Base del Sacro Cono.