Nei tempi antichi le rappresentazioni teatrali erano pratiche collettive di guarigione, mentre oggigiorno la loro enfasi sembra fondarsi più sull’intrattenimento o la distrazione. Nelle società contemporanee tendiamo ad abdicare completamente il nostro potere di drammatizzazione a pochi specialisti. Le esibizioni creative di un gruppo ristretto di artisti sono diventate articoli di consumo e le grandi masse di persone estranee a tale gruppo raramente riescono a immaginare di poter esprimere gli stessi talenti. Quest’atteggiamento ci priva di uno tra i più efficaci strumenti di guarigione.
L’astrodramma è una tecnica tipica dell’astrologia esperienziale. Il suo scopo è di collegarci direttamente con l’energia dei pianeti e di riportare qualunque vicenda, sia personale sia sociale, verso la sua originaria dimensione mitica. Con l’astrodramma la carta natale è vissuta in forma drammatica e diventa un campo di espressione in cui ogni ricercatore interpreta o incontra direttamente parti del suo mondo interiore. A questo riguardo esistono numerose tecniche, alcune delle quali s’ispirano allo psicodramma di Jacob Moreno, alle terapie gestalt, e ad antiche pratiche rituali, come quelle delle tradizioni misteriche o del Sufismo.
L’elemento di distinzione dell’astrodramma si fonda sulla possibilità di attingere informazioni direttamente dalla carta natale. Ciò consente di identificare attori o copioni, permettendo inoltre di valutare gli effetti della rappresentazione. Quest’approccio stimola l’energia creativa individuale e di gruppo, facilita il rilascio di elementi inconsci e l’apertura dei centri energetici, specialmente quello del cuore.
“Quando il cuore è aperto,” scrive Jeff Jawer “accadono cose magiche. Quando ci allineiamo con il cosmo ci apriamo e diventiamo magici. Questa è l’astrologia dei nostri antenati. Non è limitata alla carta natale, ma è il ricordo stesso dell’unità dell’universo. Questa è l’astrologia che ci insegna che ciascuno di noi è tutti i pianeti e i segni. La nostra individualità è priva di senso senza queste connessioni. Quando il concetto di Saturno è solo quello del ‘mio Saturno’, io ne soffro, l’astrologia ne soffre, e il nostro mondo scivola ancora di più nel buio. La ricchezza dell’astrologia è la sua universalità. Ciascun pianeta ha almeno due volti per ognuno di noi. C’è il volto che incontriamo alla nascita che determina le nostre percezioni della realtà. Ma, c’è anche il volto essenziale, l’energia pura di ciascun pianeta, perfetta in sé stessa, un insegnante divino e un amico. Attraverso la nostra connessione con le essenze dei pianeti noi ci ricordiamo di questo. Aiutiamo a guarire la Terra e noi stessi. Allora ‘Così sopra, così sotto’ non diventa più la misura di una relazione distante, ma l’incarnazione di un’intimità con tutta la vita e la sua bellezza”.[1]
Uno degli aspetti più indicativi dell’astrodramma consiste nel tradurre la carta natale in una rappresentazione teatrale in cui sono coinvolti tanti attori quanti sono i pianeti. Di solito vi sono tre tipologie di ruoli: regista (la persona la cui carta natale è rappresentata), attori (chi interpreta i ruoli dei pianeti o degli Spiriti Totem) e focalizzatore (l’insegnante o facilitatore). L’integrazione di questi ruoli permette di realizzare uno spettacolo di astrodramma o, come lo definisce Barbara Schermer, un Oroscopo Vivente.[2] Il formato di base dell’astrodramma può svolgersi come segue:
- a) Dapprima i partecipanti osservano la carta natale oggetto della rappresentazione, identificandone gli elementi chiave e i temi di base, inclusi i transiti planetari.
- b) In seguito, il regista sceglie gli attori e assegna loro i ruoli dei pianeti, o chiede a questi ultimi di esercitare essi stessi la scelta.
- c) Il regista, insieme al focalizzatore, definisce l’Intento dell’astrodramma. Si tratta qui di identificare un obiettivo o una situazione su cui impostare il lavoro. Questa fase è essenziale perché funge da filo conduttore per tutta la rappresentazione. Il regista fornisce istruzioni agli attori e li informa riguardo quello che desidera manifestare.
- d) Una volta che l’Intento è stato stabilito, il focalizzatore valuta, insieme al regista, l’ordine in cui gli attori interpreteranno i pianeti, l’ambientazione e la scena.
- e) Gli attori si sistemano quindi in cerchio secondo la disposizione planetaria della carta natale del regista, ed entrano in sintonia con l’energia in questione. A questo scopo possono usare anche appositi travestimenti o trucchi.
- f) Ciascun attore inizia a recitare il suo ruolo presentandosi brevemente. Dopo questo prologo l’astrodramma si sviluppa con improvvisazioni che seguono l’Intento stabilito dal regista. Si possono creare scene di dialogo o azione tra i pianeti coinvolti da aspetti o transiti, e ogni tipo di situazione teatrale. In questa fase, se gli attori si lasciano andare, ne derivano spesso momenti di grande intensità.
- g) La rappresentazione termina con una scena finale intesa a creare unità e sostegno verso il regista. Per esempio, i pianeti possono stringersi in un abbraccio fraterno attorno al regista, cantare il suo nome o esprimere apprezzamenti.
- i) Segue una condivisione da parte di tutti i protagonisti.
Una versione astrosciamanica di astrodramma è praticata nel Sacro Cerchio. Il regista si sistema al Centro, portando l’attenzione all’Intento. Gli attori si collegano con il loro ruolo e compiono un viaggio sciamanico nel settore del pianeta a loro assegnato. Durante questo viaggio essi incontrano lo Spirito Totem di quel pianeta e ricevono informazioni o strumenti da usare in seguito nella rappresentazione.
Da: Franco Santoro, Astrosciamanesimo: un viaggio nell’universo interiore, Amazon Kindle, 2013.
Note:
[1] Jeff Jawer, “Astrodrama” in Joan McEvers (ed.), Spiritual, Metaphysical and New Trends in Modern Astrology, Llewellyn, 1988, p. 145.
[2] Barbara Schermer, Astrology Alive! Experiential Astrology, Astrodrama and the Healing Arts, The Aquarian Press, pp. 68-74.