Che cos’è la liberazione? È la cosa più facile da definire e la più impossibile. È facile da definire perché chiunque ha esperienza della liberazione. Chiunque due volte al giorno almeno ne ha esperienza: quando si sveglia e quando si addormenta. (Elémire Zolla)

Quando sogni, lasci le limitazioni di questo mondo e ti muovi libero dal corpo. La realtà ordinaria svanisce e ti ritrovi in altri luoghi con ruoli e situazioni ogni volta diverse. Non importa quanto consideri reale la vita ordinaria e quanto tu sia attaccato a essa; almeno una volta al giorno, tutto il mondo che ti è familiare scompare e vivi un’esperienza radicalmente diversa. Quando ciò accade non provi alcun stupore, non senti alcuna mancanza o desiderio di tornare alla vita ordinaria, che dimentichi completamente. Poi al risveglio tutto torna come prima, ti ritrovi confinato nello stesso mondo, prigioniero di una realtà verso la quale ti ostini a rivolgere ogni sforzo e attenzione.
Continui a sostenere incessantemente questa realtà separata, lottando a ogni costo per la tua sopravvivenza, accumulando risorse, promuovendo la sua crescita mediante la gestazione e nascita di nuovi corpi. Considerando questa realtà come l’unica realtà possibile, ne consegue che l’estinzione e la morte ordinaria sono ritenuti gli eventi più dolorosi.
Non ti avvedi che erigendo questa realtà come l’unica realtà possibile condanni te stesso e i tuoi simili a rimanervi per sempre confinati, in un clima di terrore psicologico e spirituale in cui ognuno controlla l’altro onde evitare ogni possibilità di liberazione.
Questa realtà almeno una volta al giorno, quando dormi e sogni, scompare completamente. Com’è possibile che qualcosa che consideri così reale svanisca, anche se non lo vuoi? Questa è una domanda facile e impossibile, così come la sua risposta. Essa è l’anticamera di un’altra domanda, ancor più facile e impossibile. Se questa è l’unica realtà, com’è possibile che a un certo punto ogni individuo sparisca definitivamente da essa?
Ogni volta che sogni scompari provvisoriamente da questa realtà e fai esperienza di altri spazi. Questo in preparazione del momento in cui la tua scomparsa da questo mondo sarà definitiva.
Ma se ti ostini a riconoscere questi spazi come fantasie, sogni, e questa realtà come l’unica realtà, ecco che una volta che essa sarà cessata non saprai proprio dove altro andare e sarai costretto a ritornare di nuovo qui, sia morto sia vivo. Ma non solo: poiché non riesci a fare a meno di essa, costringerai pure le persone che conosci a fare lo stesso, escogitando ogni tipo di ricatto affettivo, morale, sessuale, per obbligarle a fare ritorno in questa dimensione. Qui continuerai la tua esistenza di schiavo, adoperandoti al massimo per consentire a questa schiavitù di continuare, assicurandoti che essa sia sempre densamente popolata e che nessuno si sposti altrove.
Non permettere a te stesso e agli altri di rimanere per sempre prigioniero di questa realtà. Finché sei vivo in questo mondo, usa tutte le tue energie per capire chi sei, per fare esperienza della tua vera natura, per sognare, per comprendere cosa esiste oltre il mondo che sei obbligato a considerare reale, per incontrare altri individui con cui puoi concederti ogni libertà.
Se proprio ci stai bene in questa realtà, allora goditela fino in fondo. Forse hai desiderato tanto arrivarci, e hai fatto un lungo viaggio per esplorare un luogo remoto ed esotico, o sei tornato qui con un obiettivo speciale, o magari ti è stato dato un ruolo amministrativo pieno di privilegi, per cui, tutto sommato, te la spassi bene.
Se ti piace quello che succede qui, o se hai trovato un modo valido per giustificare quanto non ti piace, se ritieni proprio che questa sia l’unica realtà possibile, allora sii coerente. Potresti avere ragione e hai ogni diritto di rimanere solo qui e di escludere ogni altra via d’uscita. Confido tuttavia che avrai la dignità di non obbligare gli altri a fare lo stesso.
Tre quarti della filosofia e della letteratura consiste nelle storie di persone che cercano di convincere se stesse che amano veramente la gabbia in cui sono stati ingannati ad entrare. (Gary Snyder, The Gary Snyder Reader: Prose, Poetry, and Translations, Berkeley, Counterpoint, 2000. p. 29.)
© Franco Santoro, 2008
In: Franco Santoro, Pronto soccorso multidimensionale: emergenze spirituali, mondi paralleli e identità alternative, Institutum Provisorium, 2020, pp. 93-96.
Immagine: Ruíz, Antonio, El sueño de la Malinche