L’orgia

Sin dai tempi più remoti gli esseri umani hanno partecipato a rituali estatici di gruppo intesi a liberare il dolore della percezione separata e fondersi con il tutto, visibile e invisibile, ritrovando la propria unità originaria. Si trattava di pratiche catartiche di guarigione, caratterizzate da danze sfrenate e l’esternazione rituale di ogni tipo di emozione e desiderio.

Un termine usato ampiamente per indicare questi riti è “orgia”, dal greco “órghia” (riti misterici) e da “orgân” (provare desiderio, ardore). Si tratta di una parola molto carica e controversa, che smuove i desideri consci o inconsci di molte persone, soprattutto di coloro che si oppongono a questi desideri. In effetti, l’orgia (o meglio, l’idea che in genere si ha dell’orgia), in base alle statistiche, costituisce la principale fantasia erotica della maggior parte delle persone di entrambi i sessi.

L’orgia, nella sua accezione originale, è un rituale sciamanico e misterico, che non ha nulla a che fare con l’erotismo, la sessualità o la ricerca del piacere fisico, così come sono intesi dall’uomo contemporaneo. La danza sfrenata e catartica, la musica ossessiva, insieme alle esternazioni teatrali o simulate, di espressioni aggressive e sessuali, servono per purificarsi, liberarsi dall’attaccamento all’identità separata e avvicinarsi al Divino.

Le pratiche orgiastiche tradizionali permettono di andare oltre l’illusorietà della realtà consensuale separata e dei suoi sistemi di credenza, liberando tutti i rancori e desideri rimossi per consentire l’accesso alla purezza della vera energia che muove la vita e la morte.

Le ritualità orgiastiche ed estatiche erano alla base dell’antica spiritualità mediterranea. Ai Coribanti, i sacerdoti della dea Cibele, viene talvolta attribuita la creazione dei riti orgiastici e anche del tamburo a cornice, lo strumento per eccellenza, insieme al flauto, usato in quelle occasioni…

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