Comprendere la differenza tra ciò che vediamo con i nostri occhi fisici e quello che accade veramente, dentro e fuori di noi, è la più grande sfida per il genere umano. Per compiere questa impresa occorre lasciare andare la nostra dipendenza dalla “pornografia dell’anima”.
“Pornografia” deriva dal greco “pórnē” (πόρνη) ‘prostituta’, che sua volta deriva dal verbo “pérnēmi” (πέρνημι) ‘io vendo’, e “gráphos”, (γράφω) ‘scrivo, disegno‘.
Secondo questa prospettiva etimologica l’intera esistenza umana si fonda sulla pornografia, il tratto distintivo della percezione derivata dall’ego, laddove la nostra anima o identità multidimensionale fa esperienza dell’unità dell’esistenza.
Nella condizione umana, oggetti, individui e tutto quanto ci circonda appare con immagini e forme separate. Per entrare in relazione con altre forme materiali, si tratta di vendersi, negoziare, stabilire prezzi, condizioni e strategie più o meno trasparenti, sul piano fisico, ma anche emotivo, intellettuale, spirituale.
Quanto vediamo con i nostri occhi si fonda sulla mercificazione, la prostituzione, il baratto. Questa mercificazione può assumere modi apparentemente nefasti e perversi, come nella prostituzione e pornografia ordinaria. Tuttavia tali attività sono solo l’ombra innocente di modalità considerate lecite e perfino doverose e assai nobili, su cui si basano le fondamenta della vita umana ordinaria.
Ogni aspetto della nostra vita ordinaria promuove la vendita, o svendita dell’anima, il suo asservimento a una realtà separata, una condizione derivata dalla dipendenza verso le immagini e le forme che vediamo con i nostri occhi e per le quali sacrifichiamo tutta la nostra vita…
Fino a quando forse non chiudiamo gli occhi e ci accorgiamo che siamo o idealmente eravamo prigionieri di un sogno…
© Franco Santoro