La principale causa della sofferenza umana risiede nell’incapacità di comunicare in modo corretto. I problemi di relazione derivano semplicemente da incomprensioni linguistiche.
A questo punto è necessario rilassarsi poiché è assai arduo esprimersi con proprietà mediante le lingue convenzionali.
I linguaggi moderni sono fondati sulla separazione e di conseguenza sono nati per occultare l’unità che sottende il Tutto. Essi promuovo esclusivamente la consapevolezza di una dimensione, quella della realtà separata umana ancorata al procedere di un tempo lineare arbitrario.
I linguaggi ordinari escludono ogni altra dimensione, perché il loro scopo è mantenere la nostra anima in uno stato di isolamento e cattività. La nostra comunicazione umana è di conseguenza monodimensionale, laddove la realtà dell’esistenza si articola mediante una comunicazione multidimensionale.
Nella realtà olistica della vita la comunicazione procede su diversi piani e realtà, spesso in modo silenzioso, immediato e trasparente.
Semplicemente ti apri e come un cristallo propaghi ciò che hai dentro. Senza alcuno sforzo o parola ognuno può capire quali sono le tue intenzioni.
Questa è una capacità di cui siamo ancora dotati. Essa spaventa poiché, se desideriamo nascondere qualcosa agli altri, non è proprio ideale essere trasparenti come un cristallo.
Allora ad un certo punto il genere umano ha deciso di occultare alcune parti di se e renderle opache. La trasparenza è stata quindi rimossa.
Mediante le parole possiamo comunicare qualcosa che è assai diverso da quello che ci accade dentro. Poiché l’attenzione è tutta rivolta al linguaggio esterno, nessuno s’interessa allo spazio interiore, che è composto di diverse dimensioni e realtà.
Il linguaggio convenzionale è il risultato di un’operazione di occultamento di queste dimensioni e realtà.
C’è qualcosa che temiamo sia rivelato. Se ci apriamo questo qualcosa può essere visto. Il pericolo è che gli altri possano scoprire ciò che abbiamo occultato.
Il fatto singolare è che tutti celano la stessa cosa e, nel frattempo, temono di esporla perché, come conseguenza della separazione, credono di essere gli unici ad averla dentro.
Ciò ci confronta con il primo passo decisivo nel processo di guarigione: l’allacciamento della storia personale a quella collettiva. Si tratta anzitutto di sanare la ferita che ci separa dal resto del genere umano, di renderci conto che non siamo soli, che ogni gioia o tragedia della tua vita fa parte di una storia che condividi con l’intero pianeta.
Tale consapevolezza ci permette di guarire arcane lacerazioni, di riconoscere gli altri come fratelli e sorelle, di unirci in profondità, recuperando l’intima comunanza necessaria per procedere insieme e svelare con audacia i misteri invisibili dell’esistenza.
Questo è il primo passo per recuperare la nostra capacità naturale di comunicazione multidimensionale.
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