Segnali indicatori

Lo sciamanesimo è l’arte più difficile e facile da insegnare allo stesso tempo. Difficile, o più onestamente, impossibile da insegnare perché proprio non c’è nulla da apprendere, anzi si tratta proprio di apprendere a non apprendere, a non acquisire conoscenze, a lasciare andare tutto quanto abbiamo appreso.
 
Tutto quanto abbiamo appreso, imparato, che ci hanno insegnato, non importa il livello degli insegnamenti, sia che si tratti di equazioni matematiche, materie economiche, giuridiche o testi sacri, tecniche di meditazione, percorsi spirituali, nello sciamanesimo va lasciato andare, a un certo punto, incluse le pratiche sciamaniche stesse.
 
In particolare modo va lasciato andare l’attaccamento alle figure degli insegnanti, sciamani, maestri, leader spirituali.
 
“Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo!” 仏に逢えば仏を殺せ
 
Queste parole fanno parte di un koan Zen attribuito al maestro Linji Yixuan e usato come titolo di un libro di Sheldon B. Kopp pubblicato nel 1975.
 
Questo koan è ripreso pure da Saiyūki, manga e anime di Kazuya Minekura del 1997:
 
“<Se incontri un Buddha, uccidilo. Se incontri un tuo antenato, uccidilo. Non avere legami, non essere schiavo di nessuno. Vivi semplicemente per la tua vita.> È l’unico insegnamento che mi è stato trasmesso dal mio predecessore. Ecco perché continuerò ad uccidere senza alcuna pietà… CHIUNQUE MI SI PARERÀ DI FRONTE! Che si tratti del nemico o di qualcun altro, non fa differenza.”

Un kōan è un dialogo, una domanda, indovinello o affermazione paradossale usato nella pratica Zen per mettere alla prova l’allievo e creare un varco nella sua mente logica e condizionato, al fine di provocare momenti di illuminazione.

Un koan non è spiegabile, altrimenti non è più un koan.

Quindi quella che segue non è la spiegazione del koan, ma una spiegazione inspiegabile del koan.

 Uccidere il Buddha, quando lo incontri, significa andare oltre l’illusione dell’insegnante, dello sciamano, del guru, del maestro, ma anche dell’anima gemella, del partner fedele, dell’amico per la pelle, del genitore devoto. Vuol dire riprendere tutto quanto abbiamo proiettato sugli altri e assumerci piena responsabiità di quello che percepiamo sia fuori sia dentro di noi.
 
Tutto quello che percepiamo all’esterno è la proiezione di qualcosa che esiste dentro o da un’altra parte di noi che abbiamo negato. L’unica possibilità per quella parte negata di farsi riconoscere è mediante quello che c’è fuori, ossia persone e situazioni esterne.
 
Uccidere il Buddha per la strada, significa dapprima riconoscerlo, identificarlo come Buddha, ossia una proiezione esterna di quanto esiste dentro di noi, un segnale che indica la strada, ma che non è la strada, poi si tratta appunto di lasciarlo andare, e di seguire la strada.
 
Ti è mai capitato di perderti mentre stai facendo un viaggio per raggiungere un luogo lontano. Lungo la strada incontri tanti segnali che indicano luoghi diversi e non sai più in che direzione andare. Poi alla fine vedi un segnale con il nome della località che vuoi raggiungere con la freccia puntata nella direzione in cui andare. Che sollievo! Ma si tratta solo di un segnale e magari per raggiungere quel luogo occorrono ancora tanti chilometri. Non ti fermi quindi davanti al segnale e termini il tuo viaggio.
 
Oppure puoi vedere una fotografia di un luogo che ti piace, ma la fotografia non è quel luogo.
 
Se vuoi raggiungere quel luogo occorre che ci vai. Il punto è che non lo troverai mai in questo mondo, perché questo è un mondo di segnali. I segnali sono utili nella misura in cui sei in grado di usarli per raggiungere la destinazione, non sono il fine della tua ricerca.
 
Gli insegnanti, i maestri, i compagni, i partner, gli amanti sono figure provvisorie, il cui scopo è segnalare la via. Non hanno il potere di darti quello che cerchi o di portarti dove vuoi. Quello che tuttavia accade regolarmente è che ci attacchiamo a queste figure, rimaniamo di fronte a un segnale, senza muoverci più, senza cambiare nulla della nostra vita. E allora a un certo punto la nostra gioia, il nostro amore per loro si tramuta in odio e rabbia, perché non otteniamo ciò che vogliamo, ci rendiamo conto che il segnale era solo un segnale, ci sentiamo ingannati.
 
Ma il segnale è sempre stato un segnale e nello sciamanesimo questo è chiarito sin dall’inizio.
 
Quindi se incontri un segnale, prendine atto, e ringrazia questo segnale, e chi l’ha costruito. Non fermarti al segnale, vai avanti per la tua strada. Allontanandoti da quel segnale troverai forse altri segnali che seguiteranno ad indicarti la stessa direzione. Continua ad andare avanti fino a quando raggiungi la direzione finale, che è quella in cui alla fine dei conti eri sempre stato, forse.

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