Sei in un programma o sei nella vita?

Sei in un programma o sei nella vita?
 
Questa è una domanda di fondamentale importanza, che è necessario che tu ti ponga di tanto in tanto, perché la maggior parte degli esseri umani è in un programma e non più nella vita ormai da tanto tempo.
 
Il programma è iniziato nei primi anni di vita terrena, radicandosi mediante il processo di apprendimento del linguaggio e dell’educazione ufficiale, per poi espandersi definitivamente attraverso ogni tipo di attività sociale.
 
Forse queste cose le sai già, perché hai letto qualcosa a riguardo o l’hai sentito dire, o per te le cose non stanno affatto così e preferisci spiegarle distintamente. Ci sono molte idee e opinioni riguardo la natura della vita umana, che spiegano le cause della nostra condizione in maniera assai diversa. Tutte queste idee sono programmi.
 
Esiste una differenza sostanziale tra un programma e una vita.
 
Un programma consiste di idee e opinioni, sull’interpretazione riguardo quello che accade, su chi credi di essere o ti è stato detto di credere di essere, su una precisa narrativa con cui ti identifichi che descrive a priori chi sei e chi non sei, oltre a chi sono e non sono gli altri e il mondo.
 
Una vita si fonda invece sull’esperienza diretta, su ciò che senti di prima mano, su quello che accade al momento in te, negli altri e nel mondo, sulla spontaneità di ciò che provi, sull’apertura al’esistenza, priva di pregiudizi e idee fisse.
 
Sei in un programma o sei nella vita?
 
Fai attenzione qui, perché ci sono tanti programmi, e se stai leggendo queste righe, probabilmente, se sei in un programma, si tratta di un programma a bassa diffusione, che è tuttavia sempre un programma, talvolta il più spietato.
 
Puoi riconoscere di essere in un programma quando rimani al livello della spiegazione, della ricerca delle cause di qualcosa, della descrizione, dell’intellettualizzazione, dell’idea, del pensiero. Sia che le tue idee o descrizioni della vita siano volgari, dogmatiche e materialistiche, o sia che siano libertarie, elevate e multidimensionali, si tratta sempre di un programma. Sia che imputi le cause di un tuo malessere a una certa persona, a una razza, a dei politici, a un trauma dell’infanzia, a una vita passata, al karma, a entità aliene, ecc., ti trovi sempre in un programma, e rimarrai in un programma a meno che non decidi di aprirti alla vita.
 
Le spiegazioni e i programmi sono utili quando le impieghi come strategie provvisorie per aprirti alla vita, all’esperienza diretta. In caso contrario, esse diventano la tua vita, e tu non vivi più.
 
A cosa ti serve sapere che la causa dei tuoi problemi è dovuta a un abuso subito nell’infanzia o a una vita passata in cui ti è stato fatto o tu hai fatto qualcosa di crudele? Cosa cambia nella tua vita quando lo sai? Quel che cambia principalmente è che da quel momento in poi puoi dare la colpa a qualcosa o a qualcuno, in genere agli altri o a te stesso. Questo è il programma più diffuso. Di conseguenza la vita si allinea con un programma di conflitto, di vendetta verso qualcuno o qualcosa, di identificazione con una condizione.
 
Hai mai incontrato persone che s’identificano totalmente con un programma?
 
Dapprima si presentano in modo mondano, dicendo per esempio: “sono una madre con tre figli”, “sono un disoccupato in cerca di impiego”, “sono un artista visionario”. Poi, se c’è tempo, forniscono ulteriori dettagli o lasciano che gli altri lo facciano. Se si tratta di una conversazione più intima, possono offrire altre spiegazioni che permettono l’accesso a programmi più riservati, del tipo: “la mia vita di relazione è un disastro perché ho subito una violenza sessuale durante l’infanzia”, “sono stata una sacerdotessa di Iside nella mia ultima vita passata e il mio compito ora è…”, ecc.
 
Puoi rimanere in un programma o cambiare diversi programmi nel corso della vita, ma rimarrai sempre in un programma, se non sei in grado di rimanere nudo, senza alcuna spiegazione e descrizione di ciò che sei e non sei.
 
Questo significa avere esperienza della vita, e a tale riguardo c’è terrore, perché finora abbiamo avuto solo l’esperienza del programma, tranne alcune eccezioni e momenti in cui si è rivelata la vita.
 
Quelle eccezioni, quei momenti sono accaduti inevitabilmente, e sono durati anche molto a lungo, ma poi sono stati assorbiti, corrotti, interpretati o negati dalle spiegazioni, dal programma. E seppure tu riesci a spuntarla, portando con te la memoria vivida di quell’eccezione, nel momento in cui cominci a parlarne, a esaltarla, ecco che entri nuovamente in un programma…
 
Non è affatto facile uscire dal programma, è l’impresa più ardua possibile per un essere umano.
 
Quindi non ti scoraggiare.
 
Il primo passo consiste nel renderti conto di essere in un programma o, più propriamente, in vari programmi, di identificare cosa fai, sei, senti e pensi, quel che ti accade, quando sei in ciascuno di quei programmi.
 
Poi puoi iniziare a scegliere tu stesso quale programma usare in base alle circostanze, imparando a non essere vittima di un programma in particolare o comprendendo cosa fare in quelle evenienze.
 
In seguito puoi pure creare tu stesso dei piccoli programmi artigianali, e avere esperienza del ruolo di programmatore.
 
Non è affatto facile uscire da un programma, forse è impossibile. Ma anche se lo è, puoi sempre riuscire a distinguere tra il programma e la tua vita, puoi accettare sia il programma sia la vita, e sicuramente puoi vivere.
 

Uscire da un programma provoca paura, e la paura è la chiave per uscire dal programma.

“La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi, e quando sarà passata non ci sarà più nulla, soltanto io ci sarò.” (Frank Herbert)

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