Forse non te ne rendi conto, ma c’è una differenza radicale tra qualcuno o qualcosa che esiste così com’è, nella sua essenza, e tra quel qualcuno o qualcosa una volta che ti rapporti con esso.
Ogni volta che consideri, o interagisci con qualcuno o qualcosa, questi cambia la sua natura. In genere non siamo affatto coscienti di questa mutazione, di quanto influenziamo ciò con cui ci relazioniamo, anche solo con il pensiero.
L’ambiente che ci circonda è assai sensibile, tutto ciò che vediamo subisce una forte influenza nel momento stesso in cui lo vediamo o facciamo qualcosa nei suoi confronti.
Per esempio, da un lato c’è una casa, nella sua essenza, per quella che è, senza nessuna interferenza da parte di alcuno, mentre dall’altro c’è una casa nel momento in cui la vedi, la desideri, la pensi, la tocchi o fai qualcosa con lei. In apparenza si tratta della stessa casa, ma sostanzialmente è un’altra casa.
Lo stesso vale per le persone. Per esempio, da una parte c’è una tua amica di nome Maria, nella sua essenza, dall’altra c’è la Maria che vedi, ascolti, pensi e con cui fai tante altre cose. In apparenza si tratta sempre della stessa Maria, ma in verità è un’altra Maria.
C’è una Maria soggetto e una Maria oggetto, così come esiste una casa soggetto e una casa oggetto, e questo si applica a tutto ciò che esiste. Nella linguistica queste categorie sono fondamentali per comprendere le dinamiche della costruzione delle frasi e per potere comunicare. La differenza tra soggetto e complemento oggetto la conoscono tutti, ma ben pochi sanno che soggetto e complemento oggetto oltre a essere categorie grammaticali sono veri e propri valori esistenziali.
La casa di “questa è una casa” o la Maria di “questa è Maria” sono completamente diverse da quelle di “tu guardi la casa” o di “tu vedi Maria”. Nel primo esempio la casa e Maria esistono per quel che sono, in quanto soggetto, mentre nel secondo tu stai interagendo con la casa e Maria e questa interazione ha un effetto tangibile per cui non sono più la casa e la Maria di prima. L’interazione con il mondo che ci circonda ha un effetto talmente rilevante da riprodurre un mondo parallelo.
La stessa cosa si applica anche a te, al tuo io, per cui esiste un tuo io soggetto, nominativo, e un io oggetto, accusativo, quando qualcuno sta interagendo con te.
Inoltre ci sono tante altre Marie, case e io oggetti per quanti sono i soggetti che interagiscono con loro, così come, per complicare ancora di più le cose, ci sono tanti altri oggetti per quanti sono gli altri casi grammaticali. In latino, per esempio, oltre al nominativo e l’accusativo, ci sono genitivo, dativo, vocativo e ablativo.
Nell’antichità questa distinzione sul piano esistenziale era assai chiara ed è per questo motivo che le lingue antiche, latino, greco antico, sumerico, ecc., enfatizzano le declinazioni dei nomi e i casi grammaticali. In latino, la casa al nominativo è domus, mentre quella all’accusativo è domum. Si tratta di due parole diverse, e questa diversità si applica a ogni altra parola.
Il problema dell’italiano è che, contrariamente al latino, non usa più i casi per cui una parola rimane sempre la stessa indipendentemente dal fatto che sia al nominativo, accusativo, dativo, ecc. La stessa situazione si applica all’inglese, allo spagnolo, al francese e a molte altre lingue. Questo causa l’inevitabile incapacità di riconoscere la diversità sul piano multidimensionale.
Alcune lingue moderne con quelle del ceppo slavo e ugrofinnico hanno invece preservato le declinazioni, per cui “questa è Maria” in russo è “Это Мария” (Eto Mariya), mentre “tu ami Maria” è “Я вижу Марию” (ty lyubish Mariyu). La Maria soggetto è Mariya, mentre quella oggetto è Mariyu.