Vesta era la dea romana della sacra fiamma e del focolare domestico.
Estia, il nome greco di Vesta, significa “focolare”, e precisamente il fuoco sacro che brucia nel cuore della casa, nel mezzo del tempio e nel centro di una città. Questo focolare ha una forma rotonda, così come il simbolo di Vesta è il cerchio e i suoi templi sono circolari. Il fuoco è sito all’interno di un cerchio, esemplificando l’unione tra asse verticale (fuoco) e asse orizzontale (cerchio).
Vesta e il fuoco sacro, l’asse verticale, l’accesso diretto al Divino, sono una cosa sola. La sua presenza evoca immediatamente l’unione di ogni apparente dualità, il recupero delle nostre parti frammentate, l’allineamento del mondo visibile e invisibile con la matrice dell’essere, il Centro, Dio.
Vesta rappresenta il punto di focalizzazione, l’area di assemblaggio, che consente a ogni vicenda della vita di essere ricondotta alla sua essenza originaria, il portale di accesso alla nostra natura multidimensionale e ai nostri doppi dimoranti in tutti gli universi paralleli e dimensioni possibili.
Figlia di Crono e Rea, Estia appartiene alla prima generazione degli dei olimpici, ed è la primogenita, seguita, in ordine di nascita da Demetra, Era, Ade, Poseidone e Zeus. Subito dopo la sua nascita, Crono la divorò insieme a tutti gli altri figli, ad eccezione del più giovane, Zeus. Questi costrinse poi Crono a liberare i suoi fratelli e sorelle, che riemersero in ordine inverso, per cui Estia fu la prima ad essere ingoiata e l’ultima ad uscire. Quindi Estia è sia la più anziana sia la più giovane tra i figli.
Estia faceva parte del cerchio delle Dodici Divinità in uso nell’antica Grecia e Roma, ma era l’unica a non abitare sull’Olimpo e a non occupare di fatto il suo trono. In seguito sembra che rinunciò al suo seggio olimpico per consentire l’ingresso di Dioniso. Il suo ruolo di potere tra le divinità antiche è piuttosto incerto e ambiguo. Di fatto, esistono poche documentazioni su Estia, o meglio quanto è disponibile risulta poco comprensibile per le menti degli studiosi contemporanei. Secondo una prospettiva sciamanica Estia è sia la dodicesima sia la tredicesima, ed esemplifica la capacità di spostarsi dall’asse orizzontale a quello verticale, di mutare forma e adempiere distinte funzioni comprensibili solo secondo una prospettiva multidimensionale. Per certi versi questa caratteristica è comune anche a Dioniso.
L’iconografia di Estia e del suo equivalente romano, Vesta, è piuttosto limitata ed è difficile comprendere se i suoi ritratti si riferiscono alla dea o alle sue sacerdotesse. In genere è rappresentata dal focolare o mentre tiene in mano un bastone.
Esistono anche pochi miti che la riguardano. Alcuni di essi concernono la sua castità.
Vesta era molto bella e avvenente, tanto da giungere a far combattere Apollo e Nettuno per la sua mano. Vesta li rifiutò entrambi e chiese a Giove di rimanere per sempre vergine.
Priapo, in un altro mito, provò a violentarla, ma un asino ragliando svegliò la dea e i restanti dèi, mettendo il villano in fuga. Vesta riuscì inoltre a non farsi tentare dalla seduzione di Venere, rifiutandone il modello e diventando così la sua controparte casta.
Vesta identifica un archetipo al di fuori degli stereotipi femminile. Essa non è né donna madre né donna amante. Non è donna in funzione del suo rapporto con l’uomo o con i figli. È semplicemente donna, indipendente, che è in funzione solo del suo rapporto con il fuoco sacro, con Dio.
Vesta era molto popolare a Roma, dove ogni pasto iniziava e finiva con un’offerta in suo onore. Riceveva anche la parte migliore di tutti i sacrifici celebrati nei templi degli altri dei romani.
La sua presenza nelle case permetteva ad una casa di essere considerata tale. Per consacrare una casa, per esempio, dopo uno sposalizio, era necessario accendere una torcia dal focolare domestico di una vecchia casa e portare il fuoco in quella nuova. Vesta svolgeva la stessa funzione di collegamento anche per grandi residenze, templi, villaggi e città. Ogni volta che si fondava una nuova città o si apriva in tempio, il fuoco di uno spazio già stabilito era usato per attivare il focolare di quello nuovo.
Al compimento del quinto giorno dalla nascita di un figlio, questi era fatto ruotare intorno al focolare, come atto di entrata ufficiale nella casa.
Vesta e le sue sacerdotesse (Vestali) erano scelte dal Pontifex Maximus, l’autorità religiosa suprema dell’antica Roma, ad un’età tra sei e dieci anni. Il loro servizio durava trent’anni: dieci di iniziazione, dieci di esercizio delle loro funzioni, dieci come insegnanti di novizie.
Le Vestali erano votate alla castità e a una vita laboriosa compensata con grandi privilegi e onori. Esse erano le uniche donne romane ad avere pieni poteri giuridici, potevano spostarsi in lettiga precedute da littori e presenziare in prima fila in ogni avvenimento di rilievo.
Erano vestite interamente di bianco e il loro abbigliamento si componeva di una tunica, una stola, un mantello e un velo (suffibulum) con cui si coprivano tutto il capo ad eccezione della fronte e dell’attaccatura dell’acconciatura. Oltre a custodire il fuoco sacro, le Vestali raccoglievano l’acqua dalle fonti sacre, preparavano le focaccie sacre a base di farro (mola salsa), precorritrici del pane eucaristico, custodivano oggetti sacri e gestivano la ritualità quotidiana del tempio di Vesta.
Secondo una versione non accertata, la verginità delle Vestali non era assoluta: dovevano astenersi da ogni relazione sessuale basata sulla procreazione, sull’amore romantico o sensuale, ma potevano impiegare l’energia sessuale nel rapporto con l’asse verticale per garantire l’equilibrio tra gli dèi e le realtà multidimensionali.
In tempi antichi il termine vergine si riferiva a una donna indipendente, completa e autonoma, piuttosto che allo stato fisico di verginità.
L’archetipo di Vesta non è avverso alle relazioni o al sesso. Ella semplicemente non vuole compagni o amanti, né figli o famiglie, che la distolgono dalla sua connessione con la multidimensionalità dell’esistenza, con la realtà interiore, con l’essenza del nostro essere.
L’asteroide Vesta è considerato da alcuni astrologi come uno dei governatori del segno della Vergine e dello Scorpione. Quando la connessione con questo asteroide è forte, è vitale il tempo e lo spazio per stare da soli o per dedicarsi ad attività o lavori estremamente creativi.
La posizione di Vesta nella carta natale può indicare le aree in cui una persona è impegnata in qualcosa di più grande degli aspetti ordinari della vita e gioiosamente sacrifica se stessa a beneficio del tutto.
Vesta, in generale, favorisce il ritiro dalla sfera delle relazioni e delle attività convenzionali, e la ricerca interiore ad un livello sia spirituale sia molto pratico. E’ quella forze che ci assiste quando perdiamo il rapporto con il nostro sé profondo, quando investiamo energie eccessive nell’interazione con gli altri.
Vesta è collegata con il ruolo di sorella, sia come sorella che, soprattutto, come qualcuno con cui la relazione è profonda e intima ma priva di sessualità o associazione convenzionale.
Vesta dà anche indicazioni essenziali su come l’energia sessuale può essere impiegata in modo sacro per la guarigione. Questo è particolarmente utile a coloro che hanno problemi sessuali. Come tale Vesta è in risonanza sia con la Vergine che con lo Scorpione.
Molti individui che sperimentano apparenti limitazioni, frustrazioni o deviazioni nella loro sessualità, come è percepita convenzionalmente, hanno spesso fatto una scelta precisa al livello dell’anima, che è essenziale che capiscano, per esprimere il loro potenziale e gioire del loro proposito nella vita. La relazione con Vesta può aiutare e supportare il riconoscimento della propria vera natura sessuale e rafforzare potenziali sciamanici e di guarigione, lasciando andare colpe e condizionamenti generati da idee convenzionali e pregiudizi.
I transiti di Vesta spesso indicano un periodo di ritiro e solitudine, o l’inizio di un lavoro specifico che probabilmente diventerà un servizio sacro o una missione nella propria vita.
Vesta fu scoperta nel 1807 ed è l’asteroide più luminoso della cintura.