Visibilità

Come esseri umani ci identifichiamo esclusivamente con i nostri corpi fisici e riconosciamo solo il mondo materiale. Di conseguenza siamo pronti a tutto pur di preservare la vita di questi corpi, che riteniamo essere noi stessi, appunto perché nel momento in cui, dal nostro punto di vista, cessano di funzionare allora smettiamo di esistere.
Il concetto di vita di questo mondo si riferisce esclusivamente alla presenza dei corpi visibili con cui siamo identificati e a ciò che riteniamo essere il loro stato di salute. Quando un corpo non è più in grado di operare secondo questo concetto di vita esso viene dichiarato morto, per cui il soggetto in questione cessa di essere presente. In effetti, quando un corpo muore continua a essere potenzialmente presente. Tuttavia, diventa “impresentabile” e occorre fare di tutto per sbarazzarsene definitivamente. Quanto sopra, seppure con diverse varianti, si applica senza alcuna eccezione a ogni essere umano visibile.
Verrebbe forse spontaneo chiedersi quale perverso concetto di vita sia mai questo. Meglio però lasciare subito perdere ed evitare di fare vane polemiche, perché su questa maniera di concepire la vita questo mondo ci marcia da quando è nato. Sulla strenua continuazione e preservazione di questo modello si basa l’intera organizzazione della realtà in cui ci troviamo.
Sin dalle sue origini l’umanità lotta incessantemente per preservare la sua presenza. In difesa del loro ideale di vita gli esseri umani hanno compiuto per millenni immani sacrifici e sforzi, insieme a indicibili atti di coraggio ed eroismo. Ma si tratta solo di coraggio ed eroismo?
Cos’è che ci porta in effetti a compiere sacrifici, rinunce e sforzi per preservare a tutti i costi la nostra visibilità nel mondo fisico?
Forse la risposta è ovvia, ma ora più che mai si tratta di restare nella domanda e respingere ogni risposta che non abbia la dignità e disponibilità a essere confutata.

Resta il fatto che al momento l’umanità visibile è alle prese con un “nemico invisibile”.

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