Anestesia dell’anima

Se ascolti attentamente le tue conversazioni e quelle altrui, insieme ai tuoi pensieri, da una prospettiva multidimensionale puoi avvederti che sono processi anestetici intesi a mantenere uno stato di separazione tra te e il Tutto, e a privarti della comunione con l’intera esistenza.

La vita cosciente, l’identità ordinaria, le attività umane di lavoro, ricreazione e socializzazione sono droghe e anestetici finalizzati ad abolire parzialmente o totalmente la sensibilità a una realtà che esiste oltre.

L’anestesia, dal greco anaisthesìa, composto dal privativo an e àisthesi (sensazione), è una privazione di sensazione. L’anestesia dell’anima è la privazione della consapevolezza della realtà che sottende la percezione separata dell’esistenza.

Il nostro senso di identità e l’intera vita ordinaria è la conseguenza di un’anestesia. L’anestesia può essere parziale o totale: a seconda dei casi, ti consente di sentire qualcosa d’altro oltre la tua identità ordinaria o niente affatto.

Non importa quanti anestetici usi o quanto ne incrementi il dosaggio; prima o poi arriverà il momento in cui il loro effetto terminerà e allora sarai consapevole della realtà che sottende l’anestesia.

Ciò che dimora oltre l’anestesia è il vero senso della vita, la parte negata di chi sei, ciò con cui sei destinato prima o poi a fare i conti.

In certi momenti della vita c’è una sospensione provvisoria dell’anestesia. Per l’identità ordinaria questi possono essere momenti orribili, mentre per chi sei veramente sono il portale della liberazione.

Ciò che alla fine intendo dire è che se di tanto in tanto stai male e provi forti dolori, esteriori o interiori, non vuol dire necessariamente che c’è qualcosa di sbagliato in te. Forse stai solo sentendo quello che esiste effettivamente, e il motivo per cui ne sei cosciente è dovuto al fatto che l’anestetico è venuto meno.

Quei dolori sono il risultato della tua assuefazione all’anestesia di separazione, della momentanea astinenza dal suo uso cronico e compulsivo, del confronto traumatico con la realtà che esiste oltre l’illusorietà di chi credi di essere.

Il dolore è un punto di confine tra due realtà: una fondata sulla separazione, l’altra basata sull’unità. Da un lato la tua identità separata ti trattiene avidamente mediante la paura della sofferenza e seguita a sedurti con i suoi anestetici, portandoti a frequentare tossicodipendenti e spacciatori consensuali; dall’altro la tua identità alternativa è pronta ad accoglierti e guidarti in uno spazio di massima estasi.

Il confine tra le due realtà è molto tenue. Se ti trovi nello spazio di crisi e dolore, sei proprio sul confine e subito accanto c’è la gioia e l’estasi.

Franco Santoro, 2014
(3.8.8)

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