Autunno e nudo

Evviva l’autunno! Evviva il nudo!

Laddove la primavera e l’estate ricevono grandi apprezzamenti, per la loro fertilità, abbondanza e luminosità, l’autunno non è in genere una stagione gradita perchè è associata con la decadenza, la perdita, la morte, il passaggio nell’oscurità e il lasciare andare.

Ogni situazione e aspetto visibile della vita fisica contiene sempre nella sua essenza il suo preciso contrario. Per risvegliare la nostra consapevolezza olistica e riappropriarci della nostra natura multidimensionale si tratta di diventare consapevoli di ciò che sottende l’apparenza dualistica e separante della percezione ordinaria.

L’etimologia, dal greco “etimo” (vero, reale, genuino), che studia il significato originale delle parole, ci indica spesso cosa si nasconde dietro l’apparenza di quello che percepiamo nella vita, ossia la prospettiva nuda e interiore del linguaggio.

Il termine “autunno” ha origine dal latino “auctumnus”, derivato dal verbo “augere” (aumentare, arricchire). È una stagione di grande abbondanza per l’anima, la più importante nel processo di guarigione e liberazione dalla percezione separata dell’esistenza.

Con l’autunno la natura perde la copertura di foglie, frutti e fiori, la terra lentamente si spoglia e ritorna nuda nella sua vera essenza. In effetti la natura è sempre nuda, e un albero è nudo sia che abbia le foglie addosso o meno, così come gli animali, le piante, i minerali.

Ciò che maggiormente differenza gli uomini di pressoché ogni cultura e il resto della natura è il tabù della nudità. Laddove tutta la natura del pianeta si mostra svestita, noi siamo gli unici che copriamo parti del corpo, non per via del freddo, ma perché riteniamo vergognoso, misero e indecente mostrarle in pubblico.

L’autunno ci mostra il paradosso che la vera ricchezza dimora nella nudità del corpo e dell’anima, e non nella quantità e qualità di vestiti, ornamenti, onoreficenze, protesi, proprietà, professioni e tutto quanto usiamo per nasconderci.

L’autunno ci confronta con la nostra nudità. E fino a quando non siamo disposti a spogliarci, sia fuori sia dentro, così come lo fa ogni aspetto della vita e della natura, rimarremo in una realtà separata e autistica, in cui ci siamo solo “noi”. In verità, in questa realtà vestita, non ci siamo nemmeno noi, perché i nostri autentici noi, quelli nudi, se ne sono andati via da tempo e hanno lasciato qui solo i vestiti. E questi vestiti siamo “noi”.

Il termine “nudo” deriva dal latino “nudus” che significa “nudo”.

 

 

© Franco Santoro

 

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