La vita umana è per molti una continua lotta intesa a fare trionfare la bellezza sulla bruttezza. Questo proposito può apparire nobile se non fosse per il fatto che bellezza e bruttezza si basano su giudizi arbitrari o, per meglio dire, allucinatori.
In natura e da una prospettiva multidimensionale tutto quello che esiste è semplicemente ciò che è, e non ci sono linee di demarcazione tra bello e brutto. Ogni parte del nostro corpo è quello che è. Le parti del nostro corpo che consideriamo belle e che mettiamo in evidenza, hanno lo stesso valore delle parti che riteniamo brutte e che di conseguenza nascondiamo o di cui ci sentiamo a disagio.
La nostra idea di bellezza è uno degli aspetti più perversi e nefasti della realtà separata umana. Essa è altamente distruttiva e conflittuale poiché si fonda sull’antagonismo con qualcosa che è giudicato brutto. Non può esistere un’idea di bellezza se non nella svalutazione di una controparte, definita arbitrariamente come bruttezza.
L’idea ordinaria di bellezza fisica è uno degli aspetti più perversi della realtà umana. L’opinione pubblica s’infiamma per le discriminazioni razziali, sociali, economiche, sessuale, ma nessuno sembra fare una piega riguardo la discriminazione estetica.
La ricerca della bellezza arbitraria determina un simultaneo confronto con la bruttezza arbitraria, che rende la bruttezza necessaria al fine di preservare la bellezza. In altre parole, l’idea perversa della bellezza umana per poter sopravvivere necessita della bruttezza. Questa dinamica è presente incessantemente nelle nostre interazioni umane allorché confrontiamo il nostro o altrui corpo con quello di altri, valutando quale di essi è più bello o brutto, esprimendo giudizi su misure, forme, ecc.
Quando diciamo: “quella ragazza è molto bella” o “quel ragazzo è molto bello” che cosa stiamo effettivamente esprimendo? In base a chi o che cosa decidiamo che lei o lui sono belli? Se osserviamo bene dietro a questa affermazione c’è il confronto con qualcuno che non è altrettanto bello o che riteniamo essere decisamente brutto.
In base a quali valori esprimiamo questi giudizi di bellezza e bruttezza? Su che cosa si basano? Quale autorità ha il potere di decidere che cosa è bello o brutto?
Dire che qualcuno è bello può apparire un complimento ed espressione gentile, tuttavia ogni volta che facciamo queste valutazioni stiamo esplicitamente giudicando altri come non belli, li stiamo privando di bellezza, li stiamo dichiarando brutti.
Se facciamo ancora più attenzione, dietro la dichiarazione di bellezza verso qualcuno, non solo facciamo confronti con altri, che sono meno belli, dando loro meno valore, ma stiamo escludendo dalla bellezza soprattutto noi stessi.
Più lottiamo per mantenerci belli o per inseguire persone o situazioni belle, più ciò che è brutto si amplifica dentro e fuori di noi.
Tutta questa ricerca e valutazione della bellezza è intesa a fomentare solo bruttezza e svalutazione di chi siamo veramente, dentro e fuori di noi.
Per poter comprendere chi siamo davvero è necessario che andiamo oltre le definizioni di bello e brutto, che cominciamo ad accettare ciò che esiste per quello che è.
La bellezza del corpo fisico è una totale allucinazione. Si tratta dell’allucinazione che tiene in piedi la realtà separata umana, che si fonda appunto sulla separazione e negazione di ciò che viene giudicato brutto.
L’idea che abbiamo della bellezza del corpo fisico è una totale allucinazione perché quello che vediamo del corpo è solamente la sua silhouette, la forma esterna, quello che appare al di fuori, fondato sull’oblio o negazione di quanto esiste dentro il corpo, degli organi interni.
I trucchi per apparire belli al di fuori, la messa in evidenza di forme, i profumi, sono un tentativo disperato per occultare ciò che riteniamo brutto, che è fonte di grande imbarazzo, gli organi interni e i cattivi odori che ne derivano.
Si tratta di una guerra persa già in partenza perché più lottiamo per fare trionfare la bellezza, più la bruttezza si rafforza, fino al punto in cui avrà la meglio e si prenderà la sua rivincita definitiva.
In natura e da una prospettiva multidimensionale tutto quello che esiste è semplicemente ciò che è, e non ci sono linee di demarcazione tra bello e brutto. Andare oltre la demarcazione arbitraria tra bello e brutto è la chiave per liberarsi da questa realtà separata.
© Franco Santoro