Controllo ed abbandono

(articolo di Luna Pedrini)

In questo momento unico in cui sto vivendo l’esperienza della gravidanza, ho l’opportunità di conoscere ancora più in profondità me stessa, grazie alla relazione che si viene ad instaurare con la vita che porto in grembo.

Mentre il tempo trascorre, questa relazione cambia di forma, di colore, di sensazione, di emozione. Pensieri di ieri non valgono più oggi, oppure ciclicamente tornano, come moniti, preoccupazioni, confusione o al contrario chiarezza.

Le decisioni da prendere sono tante. Ogni giorno sei chiamata a fare una scelta e questo implica che ti assumi tutte le responsabilità delle conseguenze di quella scelta.

Quel che ho imparato fino ad ora è che ci vuole molta fiducia. Fiducia in te stessa, fiducia in chi ti sta intorno, fiducia nel processo, fiducia in ciò che percepisci di questa creatura che stai accompagnando sulla terra, fiducia che qualsiasi cosa accada è parte di un disegno misterioso a cui non puoi far altro che arrenderti.

Ed è proprio questa resa che spesso, troppo spesso, appare come inconquistabile. Da un lato c’è tutta la sua forza, quella dell’abbandono, del lasciare andare, del fluire, del comprendere che è il momento di affidarsi, del sentire che il tuo corpo ha già tutto in sé per seguire la strada giusta. Ma dall’altro lato c’è il controllo. Gli esami da fare, i numeri da tener d’occhio, le percentuali, le probabilità, gli aghi che ti entrano nel corpo ogni mese, la volontà di voler prevedere come andranno le cose.

Quello che io chiamo “lo spirito del controllo” ti fa entrare in allarme ogni qualvolta accade l’imprevisto: un test positivo, una persona vicino a te che sta male, qualcosa che non riesci a fare, un problema fisico. Qualunque cosa tu non avevi calcolato potesse accadere ed invece accade, potrebbe condurti ad uno stato di ansia difficilmente gestibile.

Cosa fare allora per provare a ridimensionare, ad accettare, a trovare le soluzioni più che aggravare il problema?

La risposta che mi sono data è anzitutto riconoscere queste due entità a cui do il nome di controllo ed abbandono. Sono volti che ti si presentano. Hanno per ciascuno di noi caratteristiche ben precise e sono facilmente riconoscibili una volta individuati.

Dare spazio ad entrambe aiuta a non negare l’esistenza di un qualcosa che ci da fastidio e che ci provoca sofferenza.

Il passo successivo può essere quello di cercare un equilibrio, di bilanciare le due forze. Se navigo costantemente in pensieri ed emozioni di controllo, difficilmente vivrò pensieri ed emozioni di abbandono. Allora mi do il tempo di farlo: mi iscrivo ad un corso che mi piace, prenoto un massaggio, ascolto musica che mi rilassa, canto, danzo o faccio qualsiasi cosa significhi per me lasciarmi andare. Con queste semplici azioni sto mandando un chiarissimo segnale della mia intenzione ed un esplicito messaggio di volontà nel riconoscere che non sono solo controllo, sono anche abbandono.

Non sono solo abbandono, sono anche controllo.

E’ frequente che il controllo ci immobilizzi, ci faccia sentire impotenti, incapaci, che ci dica che non siamo abbastanza.

In quei momenti ricordiamoci l’altro lato, l’abbandono, celebriamolo respirandolo, chiamandolo a noi, sussurrandogli che sappiamo che esiste e che abbiamo bisogno che si manifesti. Diciamogli che mettiamo a disposizione il nostro corpo e tutta la sua saggezza perché possa attraversarci sottoforma di un balsamo dolce e delicato.

E con fiducia attendiamo che si presenti.

@Luna Pedrini

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