Pasqua nell’Era del Corona Virus

Con la Domenica delle Palme, il 5 aprile 2020, inizia la Settimana Santa che si concluderà con la Pasqua. Questa è la prima Pasqua dell’Era del Corona Virus. Nel confidare che sia anche l’ultima, la possibilità che il mondo a partire dal 2020 non sarà più quello di prima pare essere un’ipotesi piuttosto plausibile. Prima ancora dello scoppio della pandemia eravamo già alle prese con l’anticipazione di cambiamenti ambientali senza precedenti in questo secolo. Questo sviluppo ci ha preso alla sprovvista, ma non troppo. Da un lato è importante seguitare a insistere che “andrà tutto bene”, dall’altro si tratta di prendere atto che questo “andare bene” potrebbe essere assai diverso da quello che intendiamo convenzionalmente come benessere. Siamo forse davvero all’alba di una nuova era.

Con l’inizio dell’era cristiana il calendario ripartì da 1 e ogni anno a seguire fu chiamato “anno del Signore” o “d.C.” (dopo Cristo). Il calendario cristiano però entrò in uso solo dopo più di 700 anni, per cui quando iniziò l’anno 1 nessuno sapeva che era il primo anno. Magari ci troviamo di fronte all’inizio di una nuova era, per cui gli anni in un futuro remoto potrebbero di nuovo ricominciare da 1, e in questo caso sarebbe sempre un “d.C.”, o meglio un “d.Cv” per indicare “dopo il Corona virus”.

Intanto, in questi giorni ci troviamo nella settimana più importante dell’era cristiana culminante nella sua massima festività: la Pasqua.

Questa settimana è di grande importanza strategica, perché ci confronta con la morte, con la fine dell’identità separata, l’ego, e la sua crocifissione inevitabile.

I sogni dell’ego non possono fare a meno d’infrangersi, perché sono appunto sogni e come tali finiscono. Quando terminano è doloroso e straziante per l’identità ordinaria, ed è necessario riconoscere tale dolore, perché solo così l’ego muore.

L’identità separata è regolata da un programma dualistico, per cui dietro ai suoi sogni c’è sempre la relazione con qualcuno o qualcosa che è separato, che si unisce a noi e poi si separa, e così via con cicli incessanti di unità e separazione, incontro e abbandono, amore e rancore.

Gesù entra trionfante a Gerusalemme, che rappresenta sia la Gerusalemme Celeste, quella unificata e luminosa, sia la Gerusalemme ordinaria, separata e conflittuale.

È accolto trionfante in entrambe le Gerusalemme, con la differenza che dopo solo cinque giorni in quella ordinaria sarà crocifisso dalle stesse persone che lo avevano osannato in precedenza, laddove in quella celeste seguiterà a essere osannato.

Chi muore sulla croce è l’identità separata, i cui sogni sono sogni, dettati da una percezione illusoria fondata sul rancore e il dolore, sull’idea di essere un corpo fisico scisso dal Tutto e in competizione con altri corpi.

Quando un sogno dell’ego si infrange la sofferenza è tangibile, la sentiamo sulla pelle, ci possiede dentro e fuori, questo perché il programma dell’ego fa presa sulla mente confondendoci con l’identificazione con il corpo. La testa in quei momenti ci tortura e brucia. I pensieri cercano di ucciderci, fomentati da emozioni devastanti. Eppure in quei momenti drammatici, può accadere il salto, l’apertura del Cuore.

Laddove il programma dell’ego è dualistico, separante, distingue sempre tra lui e lei, quello del Cuore unifica.

Attenzione però! Questo Cuore non è necessariamente quello emotivo, il cuore delle infatuazioni e fantasie romantiche, quello disegnato con i fiorellini e nei cioccolatini, fondato sul possesso, la gelosia, il controllo e in definitiva sulla morte.

Il Cuore in questo caso è l’organo di percezione multidimensionale, che ci tiene allineati con la coscienza priva di separazione, incapace di dividere e fondata sull’amore incondizionato.

Nei momenti più duri, quando accettiamo pienamente che un sogno si è infranto, non sollevando le spalle e facendo i distaccati, senza dare la colpa a qualcuno o a noi stessi, sentendone forte il dolore, ma comprendendo intimamente che esso non è reale, e che anzi la sua fine ci può permettere di aprirci alla realtà e al vero amore, ecco che può accadere il salto.

Dapprima è come la crocifissione, tutti ci abbandonano in apparenza, e i chiodi fanno male. Il sogno si è infranto, non c’è più, ci ha abbandonati, e non possiamo fare a meno di rimpiangerlo profondamente. Ci ritroviamo da soli.

L’amore vero lo scopriamo in solitudine, e all’inizio fa male, ferisce, ci rende totalmente aperti e vulnerabili, perché è l’anticamera tra la realtà e l’allucinazione dell’ego. Da un lato c’è la parte crocifissa, dall’altro quella che se la ride, immune a ogni dolore e pienamente nella Luce.

Questo è il rilascio, una forma brutale di svuotamento di ogni sogno dell’ego.

Tuttavia in questo svuotamento, se perseveriamo a restare aperti, se non attribuiamo colpe a nessuno, ecco che qualcosa emerge, un mondo estatico, la realtà che sottende il sogno, quella del Cuore, della Luce.

In ogni rapporto umano il Cuore è all’opera, ma è solo quando giunge il momento della fine, che si decide il prossimo passaggio con due opzioni: il riciclaggio nel dualismo e nei rancori dell’ego oppure totalmente nel Cuore, nella Luce.

Buona domenica delle Palme.

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