Il Grande Salto: Verso l’Identità Multidimensionale Centrale

fire-alarm1-call-point-signIl Grande Salto: 2012 e Dintorni, seminario 17-18.12.2011, con Franco Santoro,
9.6  Sole in Sagittario Luna in Vergine

Da notare che il termine “Saltatore” è qui sinonimo di “Pioniere”, “Operatore del Sacro Cono”, “Pahai Etnaire”. Quindi per “Salto” s’intende l’atto del Pioniere, Operatore del Sacro Cono, ecc.

Abbiamo lavorato in varie occasioni sul rapporto con Pahai, l’Identità Multidimensionale Centrale e sulla necessità di esprimere sempre una richiesta esplicita di invito e presenza nei suoi confronti.

Connessione con Pahai, l’Identità Multidimensionale Centrale (IMC)

Ci troviamo in una dimensione che per sua natura è separata dal multidimensionale. Di conseguenza l’IMC non può entrare in contatto con noi a meno che non diamo un espresso consenso a riguardo.

Se dal mondo separato inviamo una richiesta di connessione, questa permette al mondo unito di operare. La richiesta va inviata costantemente, ogni volta che avvertiamo l’assenza di IMC.

Il primo Grande Salto è il più semplice tecnicamente e il più arduo esperienzialmente. Consiste nell’invitare IMC. È facile tecnicamente perché si tratta solo di esprimere questo invito, senza cambiare nulla nel modo in cui siamo in quel momento. L’invito è come una firma, non importa come ci sentiamo quando facciamo la firma, quel che conta è la firma.

È difficile perché la realtà fondata sulla separazione e i relativi contratti occulti o meno che abbiamo (hanno) stabilito per separarci faranno di tutto per creare oblio, confusione e difficoltà riguardo la facoltà di invitare IMC.

Il primo Grande Salto è chiamare l’IMC. Una volta chiamato si tratta di aprirci a quello che giunge.

Chiamare l’IMC vuol dire esprimere una chiara scelta verso la “verità”, ossia accettare di sapere la “verità” su di noi, che in termini più ordinariamente olistici comporta dare spazio a ciò che è autentico, al nostro vero sé, che è un sé interconnesso e unito.

L’IMC cui ci riferiamo nel lavoro a livello ordinario è fondato sull’Unità. Chiamare l’IMC implica accettare l’interconnessione di noi stessi e del tutto. Significa conseguentemente accettare di lasciare andare quello che è falso e separato in noi.

Ogni connessione con l’IMC ci confronterà inevitabilmente con ciò che siamo e quello che non siamo, con quello a cui diciamo sì e ciò a cui diciamo no.

Il lavoro con IMC ci confronta con scelte continue tra ciò cui diciamo sì e ciò cui diciamo no.
Attraverso tali scelte guariamo, comprendiamo sempre di più chi siamo.

Saltare vuol dire muoversi nella vita, rischiare, passare dalla teoria alla pratica, dall’idealismo all’operatività.

1850215211_25e7dc24ffStadi, tipologie e categorie del Salto

Stadi del Salto

Vi sono tre stadi nel salto:

1) Scelta di saltare
2) Salto,
3) Atterraggio.

Ogni Atterraggio ci permette di valutare il calibro del Salto, che consente in seguito di saltare ancora correggendo eventualmente il Salto.

Il processo di guarigione è un lavoro di correzione continua. Senza salto non c’è correzione. Se rimango nell’idealismo non c’è mai nessuna correzione perché non succede mai nulla di concreto.

 

Tipologie dimensionali del Salto

La differenza tra un salto multidimensionale e un salto nella realtà ordinaria è data dalla priorità del rapporto con l’Identità Multidimensionale Centrale e con la realtà multidimensionale.

Nel salto nella realtà ordinaria, il saltare implica una priorità della dimensione fisica, in cui sono le situazioni, le persone, gli eventi, nel modo in cui si palesano in terza dimensione a ricevere il massimo di attenzione cosciente. Questa attenzione cosciente può essere assoluta, il che significa che il saltatore non possiede alcuna consapevolezza riguardo la sua natura multidimensionale e di conseguenza opera come una marionetta manovrata dalla realtà multidimensionale, la quale rimane totalmente inconscia.

Il saltatore in terza dimensione, privo di consapevolezza della sua natura multidimensionale, non salta mai, ma viene fatto saltare per opera della sua natura multidimensionale, che può essere rappresentata da aspetti di quarta, quinta o sesta dimensione.

In assenza di consapevolezza prevale la componente di quarta dimensione, ossia il Graha.

Il termine di paragone equivalente in terza dimensione per questa tipologia di saltatore è quello dell’abito del guardaroba costumi di un teatro. A seconda dell’attore che lo indossa l’abito si muoverà in maniera distinta.

Quando l’attenzione del saltatore verso la terza dimensione non è assoluta e contiene almeno un 3% di consapevolezza della natura multidimensionale, esistono le condizioni per espandere tale natura e permettere un processo di penetrazione da parte dell’Identità Multidimensionale Centrale. In tale stato il saltatore può essere in grado di invitare l’Identità Multidimensionale Centrale, condizione che costituisce il requisito ineluttabile per l’espansione della consapevolezza multidimensionale.

Allorché il saltatore possiede una consapevolezza superiore al 50% della sua natura multidimensionale, egli è in condizione di compiere un salto sciamanico e di addivenire un operatore del Provisional Order.

L’intento del nostro lavoro è navigare dal 3%, termine mimino di operatività nel Gioco, al 51%.

Laddove in terza dimensione, secondo i condizionamenti della Configurazione Umana Arbitraria (CUA), sussistono salti illeciti e leciti, supportati dal sistema di credenza in atto o repressi o condannati, nella prospettiva multidimensionale ogni salto, non importa cosa esso determina in terza dimensione, è lecito purché esista consapevolezza della sua natura multidimensionale.

 

though2t-cloud-clip-artCategorie di pensiero del Salto

Esistono due basilari categorie di Salto in relazione con il sistema di pensiero impiegato, ossia con la componente di quinta dimensione in atto. Si tratta delle due forme pensiero che costituiscono la matrice di quinta dimensione di tutto ciò che viene prodotto in quarta dimensione, e a sua volta in terza dimensione, ossia:

1) Forma di pensiero fondata sull’Unità.
2) Forma di pensiero fondata sulla Separazione.

La forma di pensiero fondata sull’Unità implica l’apertura incondizionata verso la Verità e l’Interconnessione, così com’è comprensibile provvisoriamente nel contesto spazio-temporale in atto. In questo caso il saltatore si apre volontariamente e consciamente all’Identità Multidimensionale Centrale, sia che la conosca o meno. Da un lato riconosce e accetta un suo Intento e si impegna a perseguirlo saltando, dall’altro è disponibile a lasciarlo andare allorché emerge la consapevolezza di una distinta visione. In altre parole, la forma di pensiero dell’Unità collega l’Intento alla Funzione, non è mai conflittuale, se non per motivi dichiaratamente strategici.

La forma di pensiero fondata sulla Separazione comporta l’apertura assoluta verso un aspetto parziale della Verità e la connessione solo con quanto supporta tale Verità. In questo caso il saltatore opera con la certezza totale su cosa perseguire. Il suo è un Salto inteso a dimostrare il valore di una data conoscenza, riconosciuta come indiscutibile, laddove il Salto fondato sull’Unità parte da una conoscenza con l’obiettivo di aprirsi a ulteriore conoscenza.

Mentre la forma di pensiero di Unità include la forma di pensiero di Separazione, quest’ultima non include l’Unità, poiché appunto si basa sull’esclusione.

Ogni salto richiede coraggio, sia che venga promosso da pensieri di Unità o Separazione.

Nel Salto fondato sulla Separazione l’elemento dominante è un Intento specifico separato da altri Intenti.

Nel Salto unitario esiste pure un Intento, che tuttavia rimane connesso con ogni possibile Intento ed è esplicitamente inteso a fare emergere la Funzione.

 

arrsso2wL’Intento del Salto

Elemento indispensabile per un Salto, sia separato sia unito, multidimensionale o in terza dimensione, è sempre l’Intento, ossia la direzione del Salto.

Non è possibile espletare la Funzione se manca un Intento, perché è proprio l’Intento che consente l’apertura del portale della Funzione.

Quando manca l’Intento ed esiste solo la Funzione ci troviamo dinanzi ad un bluff operativo, in cui in effetti non avviene nulla e non esiste alcun Salto. Il Salto implica una scelta precisa, che implica un movimento verso qualcosa, ossia l’Intento, un dato concreto. La Funzione priva di Intento è un dato morto ed astratto. L’Intento non è un’astrazione.

Volere l’Amore, l’Unità, la Pace o il Perdono è rivendicare l’allineamento con la Funzione. La Funzione implica in effetti l’Amore, l’Unità, la Pace o il Perdono, ma solamente quando salto e mi espongo all’operatività, facendo scelte, posso mettere la Funzione in pratica. Se rimango solo nella Funzione promuovo la separazione e il dualismo, e la Funzione diventa un dogma.

La Funzione implica  perdonare, amare, promuovere la pace, ma senza un’operatività contingente tali parole sono solo vacue e pongono le condizioni su cui prospera il processo di separazione e la relativa manipolazione.

Quando ho il coraggio di saltare, di muovermi in una direzione, pongo le condizioni per mettere in atto la Funzione. Ogni salto è lecito, se sono aperto alla Funzione e a correggere quindi le conseguenze del salto.

Se aspetto di saltare per essere sicuro del punto di arrivo non accadrà mai nulla.

Il Salto consiste in primo luogo nell’accettare ciò che sento giusto per me, l’Intento, ed in base a ciò agire, rendendo operativo l’Intento.

Il Salto è sempre esperienziale. Solo facendo esperienza del salto posso apprendere a correggere la direzione.

Non ci sono limiti nel Salto.

L’Unità è un concetto astratto che posso comprendere solo agendo ed avendone un’esperienza diretta, decidendo di agire concretamente verso qualcosa che ritengo giusto. Solo in questo modo promuovo l’Unità.

Il Salto non ha da essere coerente con l’ideologia che ho della Funzione, bensì semplicemente con ciò che ritengo autentico nel momento del Salto. Il suo scopo è quello di acquisire esperienza e non di dimostrare qualcosa.

L’ideologia, il condizionamento, mi obbliga a usare modalità di Salto esclusive, laddove altre modalità sono appunto escluse e inaccettabili.

Il Salto multidimensionale si fonda sull’esperienza ed accetta il paradosso, l’apparente incoerenza con l’ideologia. Il suo scopo è dare spazio ad ogni componente, a fare emergere le connessioni multidimensionale, ad includere entrambe le parti di un conflitto onde farne spontaneamente svelare gli elementi di connessione.

 

420px-Italian_traffic_signs_-_piazzola_autostradale_sos.svgChiamata dell’Identità Multidimensionale Centrale (IMC)

La Chiamata ha ad essere diretta.

Per chiamare occorre momentaneamente svincolarsi dalla strada su cui prosegue il viaggio fondato sulla negazione di IMC.

Si tratta di fermarsi e posizionarsi in un’apposita piazzola o ai bordi della strada, e poi chiamare IMC.

Questa fermata equivale a un Salto.

L’IMC va chiamato direttamente e non dato per scontato.

Nella vita in terza dimensione possiamo saltare in tante direzioni.

Vi sono tanti salti, ma esiste solo un Salto prioritario, che consiste nel fermarsi e chiamare l’IMC.

Il Salto decisivo, quello che implica il superamento del varco del 3% nella coscienza avviene chiamando l’IMC.

Da un lato è semplicissimo poiché in effetti basta solo chiamare, senza cambiare la condizione in cui ci troviamo, a parte il fermarsi per il tempo necessario per la chiamata.

Dall’altro poiché la consapevolezza separata è dominante il semplice atto di chiamare è la chiave del Salto di natura multidimensionale.

Onde chiamare l’IMC è necessario possedere degli elementi identificativi.

Ognuno di noi necessita di un proprio modo soddisfacente per identificare l’IMC.

Stipulare un contratto a tale riguardo con l’IMC è responsabilità di ogni individuo, trovando la propria modalità.

 

Pratica 1

Identificare le caratteristiche dell’IMC che stiamo chiamando, anche in base a chiamate ed esperienze passate.
Procedere alla Chiamata.
Se mancano elementi identificativi, si tratta di chiamare e basta.
Rimanere aperti a ciò che arriva
La Chiamata è essenziale, rimozioneè l’invito espresso all’IMC di intervenire e fornire assistenza.

Le forze multidimensionali fondate sull’Unità non possono intervenire nella separazione a meno che dalla separazione non giunga una richiesta di intervento esplicita.

Chiamare l’IMC è come accendere il motore di un auto prima di partire.

In effetti senza accendere il motore, il viaggio non inizierà mai, a meno che non ci facciamo trainare da un’altra auto o da un carro attrezzi, che è poi quello che accade regolarmente per la maggior parte degli esseri umani.

Le auto umane sono in vero per lora natura già agganciate ad un carro attrezzi e si muovono senza accendere alcun motore. Anzi, per rendere più agevole la cosa, sono tutte già belle sistemate su enormi carri attrezzi in grado di trasportare centinaia,  migliaia e più vetture.

La maggior parte delle auto sono ignare di possedere un motore, e di conseguenza manco ci pensano ad accenderlo. Una minoranza di auto, a volte per caso, accende il motore e, di conseguenza crea un po’ di trambusto sul carro attrezzi, ma poiché rimane agganciata, raramente può andare da qualche parte.

Indi, per gli esseri umani, siti nel CUA, si tratta di sganciarsi dal carro attrezzi, accendere subito il motore e partire, prima che il carro attrezzi agganci nuovamente. Oppure di accendere prima il motore e sviluppare una tale potenza finché il gancio si spezza. Non è possibile sviluppare questa potenza, e nemmeno partire da qualunque parte, senza IMC.

Allora si tratta di chiamare l’IMC

L’IMC non può intervenire senza Chiamata, tuttavia possono intervenire altre forze multidimensionali fondate sulla separazione, che in vero lo fanno sempre.

Quindi possiamo sganciarsi da un carro attrezzi e godere dell’illlusione di una ritrovata libertà, mentre in vero siamo trainati da un altro carro attrezzi.

Queste forze hanno libertà di intervento nel CUA in quanto tale realtà è un prodotto della forma pensiero della separazione.

Si tratta di forze di quinta e quarta dimensione, che costituiscono la matrice operativa del CUA.

Esse possono invadere in ogni momento e trainarci poiché il CUA è un Gioco creato da loro.

Queste forze si esprimono mediante le polarità, e possono apparire negative o positive, malefiche o benefiche, oscure o luminose. Sono forze predatrici sia che si esprimano in modo positivo o negativo, poiché operano con fini di contrapposizione e con l’altra parte.

Esse mettono in scena l’eterna lotta tra bene e male, che è una caratteristica tipica della forma pensiero fondata sulla separazione.

Ci sono quindi due tipologie base di carro attrezzi, articolate secondo le polarità, e 144 tipologie secondarie derivate dalle combinazioni esercitate da 12 12 tipologie primarie.

Mediante la Chiamata esercitiamo uno sgancio preliminare.

Le forze multidimensionali fondate sull’Unità vengono in soccorso solo su richiesta poiché possono intervenire nella separazione, che non costituisce un loro territorio, solo a seguito di una richiesta esplicita da parte di un suo abitatore.

Tutte le altre forze hanno natura manipolatrice o invasiva.

Effettuata la Chiamata ci apriamo a ciò che accade, verificando e avendo sempre possibilità di scelta .

Quando salto dopo aver chiamato l’IMC ho da ricordarmi di rimanere in una condizione di mantenimento della capacità di scelta in ogni istante.

La Chiamata dell’IMC non implica adorare l’IMC una volta che giunge.

Quando questo avviene, ecco che ci ritroviamo nuovamente agganciati ad un carro attrezzi.

 

Caratteristiche dell’Identità Multidimensionale Centrale (IMC)

Abbiamo detto precedentemente che l’IMC è il punto centrale di allineamento della nostra natura multidimensionale, il fulcro del campo di energia che connette tutto ciò che esiste.

L’IMC è la matrice di un campo di energia in cui ogni parte è connessa ad ogni altra, e dove ciascuna parte, dalla più piccola alla più grande, è un microcosmo dell’intero campo di energia. L’IMC è il nucleo operativo di questo campo di energia, che comprende strategicamente sette dimensioni.

Dalla Dimensione Tre, quella fisica del genere umano, ci colleghiamo al campo di energia tramite la Dimensione Quattro, ovvero mediante le emozioni. Tali emozioni sono dirette in Dimensione Cinque, il corpo mentale, per collegarsi con l’esercizio dell’Intento, una forma pensiero consapevole, connesso alla Funzione, che è l’accesso alla Dimensione Sei, laddove, nella sua espressione più centrale, dimora l’IMC.

Le caratteristiche dell’IMC sono in genere le seguenti:

·        Rappresenta la Verità e l’Intento massimo, ossia Kahesha Opa.

·        Promuove l’interconnessione  e mai la separazione

·        Giunge a seguito di una richiesta esplicita, sebbene talvolta possa essere veicolata da forme pensiero di quinta dimensione che sebbene separate promuovono il rilascio della separazione e veicolano quindi l’IMC.

L’IMC non corrisponde ad una persona fisica o alla sua immagine, seppure può utilizzare tale immagine per motivi strategici.

Se nell’atto di invocarla viene a noi l’immagine di persona fisicamente esistente significa che l’IMC sta utilizzando quelle sembianze fisiche per comunicare con noi.

Non bisogna fare confusione tra l’IMC e le forme che l’IMC assume per collegarsi con noi. Talvolta potrebbe non trattarsi in effetti dell’IMC, ma di una forza multidimensionale di livello inferiore. Questo è sovente il caso quando sono assunte sembianze di persone fisiche conosciute.

Onde verificare l’autenticità della forza, si tratta di confrontarla in modo diretto, chiedendo se necessario di cambiare forma e domandando alla forza di identificarsi.

Il semplice atto di verificare e mettere in discussione quello che arriva, quando esiste un dubbio, pone il saltatore in una condizione di potere, in cui egli esercita una scelta.

L’IMC può essere contattata solo in uno spazio energetico in cui è possibile scegliere. Allorché accettiamo ciecamente quello che giunge, dandogli potere non importa cosa sia, ecco che entriamo nello stato classico di vittima che caratterizza l’essere umano.

L’IMC non giunge per richiedere obbedienza o per affermare potere, viene per dare potere. Diffidare quindi di IMC che vi ordinano di fare questo o quello, o che provocano uno stato di soggezione, inferiorità e verso cui vi sentite a disagio.

 

Prassi di base per il Salto

Considerare la propria situazione nel presente, ovvero  cosa sta accadendo in quel dato momento per voi e qual è il vostro Intento nel saltare. Prima di chiamare l’IMC, identifico chi sta chiamando. Prendo atto di come mi sento, di dove sono.

·        Definire l’Intento.

·        Chiamare l’IMC.

·        Saltare.

Chiamare l’IMC è l’unico elemento costante in un contesto che per quanto riguarda appunto la situazione individuale e le modalità del saltare può sempre cambiare.

La forma pensiero fondata sulla separazione farà di tutto per eliminare la Chiamata dell’IMC.

Durante il seminario inseriamo a questo punto “Stay” un single  del gruppo britannico  Shakespears Sister, che ha venduto più di un milione di copie nel 1992.  Segue il testo in inglese e al finale la traduzione in italiano.

If this world is wearing thin 
And you’re thinking of escape 
I’ll go anywhere with you 
Just wrap me up in chains 
But if you try to go alone 
Don’t think I’ll understand 

Stay with me 
Stay with me 

In the silence of your room 
In the darkness of your dreams 
You must only think of me 
There can be no in between 
When your pride is on the floor 
I’ll make you beg for more 

Stay with me 
Stay with me 

You’d better hope and pray 
That you make it safe 
Back to your own world 
You’d better hope and pray 
That you’ll wake one day 
In your own world 
Coz when you sleep at night 
They don’t hear your cries 
In your own world 
Only time will tell 
If you can break the spell 
Back in your own world 

Stay with me 
Stay with me 
Stay, stay with me 
Stay, stay, stay, stay, stay 
Stay with me

Traduzione in italiano:

Se questo mondo ti sta stretto
e stai pensando di scappare
io verrò dovunque con te
e farò tutto quel che occorre
ma se provi ad andartene da solo
non credere che capirò
Resta con me, resta con me….

Nel silenzio della tua stanza
nell’oscurità dei tuoi progetti
tu devi solo pensare a me
io visiterò tutti i tuoi sogni
quando l’orgoglio è a terra
ti faro’ chiedere di piu’

Faresti meglio a pregare e sperare
di salvarti
nel tuo mondo
faresti meglio a pregare e sperare
di risvegliarti
ritornando nel tuo mondo

Resta con me, resta con me 

Chiamare l’IMC significa rompere l’incantesimo della separazione.

La connessione con lMC implica dare spazio alla Verità e lasciare andare ciò che è falso.

 

icarus rainer maria latzke
Icarus di R.M.Latzke (10.5)

Dinamiche di Salto

Non esiste un Salto giusto o sbagliato, fin tanto che c’è spazio per la correzione.

Saltare mette in moto l’energia e permette di verificarne l’evoluzione onde conseguire un Intento o mettere in atto i processi di correzione per conseguirlo.

Onde individuare dove si muove l’energia del salto occorre essere consapevoli di qualcosa che nella nostra vita viene ripetuto come un profondo desiderio che non è mai soddisfatto. Sentiamo qualcosa che per noi ha la priorità energetica.

Se ci trovassimo dinanzi agli ultimi 5 minuti di vita, cosa faremmo? Oppure cosa desideriamo lasciare come seme, come eredità?

Avere chiarezza di quanto sopra è importante così come lo è chiamare l’IMC.

Da una prospettiva multidimensionale ogni atto è simbolico e serve per fare esperienza del mio intento.

Nel Salto occorre essere consapevoli di ciò che si fa e lo si prova.

Rimanere in una situazione di non salto fa ristagnare l’energia.

Ogni Salto consente di fare una correzione e di operare rettifiche a ciò che accade, per ripetere la procedura rettificata eliminando ciò che non serve.

Con il Salto amplio la mappa delle possibilità, mi apro a più universi paralleli, mi svincolo dall’universo in cui sono bloccato.

Si tratta di prendere responsabilità del nostro intento tramite piccole azioni concrete.
Iniziare a fare salti in sicurezza tramite pratiche energetiche/sciamaniche (es. viaggi)

Confrontarsi con intenti a breve termine.

Un intento astratto a lungo termine è un contratto a tempo indeterminato vincolante in ogni vita e dimensione. Per romperlo si può solo renderlo reale. Tramite  l’inventario (ricapitolazione) dei contratti in atto è possibile liberarsi da contratti indesiderati.

Segue una canzone di Alice dall’album Il sole nella pioggia del 1989.

Segue testo:

E come potrei tra due eternità
prendermela col tempo che scorre via
e non lascerà il transito la scia
come il vapore caldo si dissolverà.
Ora più che mai
i giorni sempre uguali
non li conto, non li sento
ritrovo le mie radici
la mia identità.
Il tempo senza tempo
tra il sogno e la realtà
E cammina lento il corso della vita.
Il messaggio è nel silenzio nella sobrietà.
Dal vuoto risale
la dignità che ha senso
in quest’angolo di terra
ritrovo il comportamento
e nella libertà.
Il tempo senza tempo
tra il sogno e la realtà
realtà, realtà ah…

Lo scopo del nostro lavoro è operare per costruire un ponte tra sogno e realtà, tra spazio-tempo e spazio-senza tempo, CUA e non-CUA.

Chiamiamo IMC e invitiamo questa presenza ad essere con noi tutti insieme, lasciando andare ciò che è illusorio e limitato.

Dobbiamo dare un segnale limpido verso forze trasparenti. Chiediamo assistenza così che il rilascio di ciò che è falso avvenga velocemente tenendo conto delle nostre limitazioni umane.
Esempio: il cuscino, la coperta sono oggetti inascoltati e per questo usati, tirati calpestati… ma se un giorno un cuscino parlasse e facesse sentire la sua voce… Noi siamo per il mondo invisibile come i cuscini sono per noi. Siamo oggetti inanimati e privi di coscienza finché non facciamo sentire la nostra voce.

 

Sistemi e modalità di Gioco

Il nostro lavoro è un gioco sperimentale inteso ad esemplificare le dinamiche del Gioco del Sacro Cono.

Ci sono tre sistemi di gioco che corrispondono ai tre stadi del Rituale del Sacro Cono.

Ciascun sistema comporta tre modalità di Gioco.

Sistema 1 (Primo Stadio)

È in relazione con l’Intento, la consapevolezza e tutte le caratteristiche del primo stadio del Rituale del Sacro Cono.

Corrisponde alla visione individuale, a quella collettiva, e anche all’intento operativo, individuale e collettivo.

Questo sistema è in rapporto con la quinta dimensione, la sfera mentale, quella del Doppio dell’Alto.

Modalità del Sistema 1

1A

Si tratta della visione e Intento individuale, laddove l’individuo si riconosce come unificato e comprendente il tutto. In 1A non è necessario relazionarsi con gli altri, perché tutto è incluso in sé stessi. In 1A creiamo la nostra realtà impiegando la mente, usando l’immaginazione, definendo e dando spazio a ciò cui diciamo SI e rilasciando quello cui diciamo NO, senza alcun compromesso, ad eccezione di quelli che scegliamo noi stessi di creare.

1A racchiude la visione individuale priva di compromessi e accordi con altre persone (è uno spazio importante di potere, solo per noi). E’ in connessione con il nostro Sole (posizione nel PNC). Spazio prioritario che intendiamo promuovere perché svincola da qualunque dipendenza verso qualunque cosa o situazione. Sono il solo a decidere nella mia visione.

Nella strategia del gioco è importante creare un universo personale indipendente dal supporto degli altri (dove in caso di necessità ci possiamo ritirare)

Più ci attiviamo in 1A più attiviamo situazioni in 1B e 1C che sono in risonanza (o all’opposto)

L’1A non necessita essere coerente con gli altri, anzi la differenza consente di sperimentare diversi elementi.

Quando iniziamo a condividere, iniziamo ad incontrare persone che condividono 1A con noi.

La priorità nell’1A è in ciò che sentiamo individualmente, ma se questo elemento manca, tutto ciò che facciamo è dettato da altri. Qualunque sia la modalità d’azione dettata da un gruppo occorre sempre ritrovare il proprio 1A.

1A, se realmente perseguito, ha il vantaggio di farci ritornare alle informazioni prenatali.

1B e  1C, senza 1A sono sempre contaminate da  un condizionamento CUA.

1A e 1B sono fasi che garantiscono molta libertà poiché non esiste il fattore tempo né il fisico. Siamo in una realtà di quarta dimensione.

Facendo la condivisione di quanto immaginato si entra nel tempo senza tempo.

Fare questo come pratica, cioè entrare nel nostro 1A e poi condividerlo entrando così nell’1B diventa estremamente importante

In 1C si richiede poi una partecipazione fisica.

Con l’immaginazione creo nella mia mente e poi gli do vita

Una volta fatta la pratica di connessione con 1A, condividiamo le diverse visioni e identifichiamo gli elementi comuni, i diversi “partiti”.

Alcuni portano maggiore attenzione agli aspetti urbanistici, la struttura del luogo, la forma, il contenitore.

Altri rilevano gli elementi di connessione, di scambio e rapporto tra gli abitanti.

Identificando gli elementi comuni dei nostri 1A, entriamo nella modalità 1B.

 

1B

È la visione e l’Intento collettivo, in cui aspetti di 1A si integrano con quelli di altri individui per dare forma ad una visione di gruppo.  1B è convenuto insieme ad altri individui, implica una fusione con le menti di altre persone, onde creare una mente collettiva. Questo processo avviene solo a livello di quinta e quarta dimensione ed è quindi estraneo alle limitazioni fisiche. Non comporta quindi un’operatività fisica. Implica la capacità di alimentare la visione di un gruppo mediante l’uso di risorse mentali ed emotive.

L’1B che abbiamo convenuto per il momento consiste in quanto segue:

Una vasta nave spaziale denominata Pahai Etnai, ossia la Gente del Sacro Cono. Questa gente comunica attraverso l’energia, il pensiero e la mente, poiché si riconoscono come parte dello stesso corpo emotivo e mentale. Sono tutti interconnessi tra loro e posseggono corpi di quarta e quinta dimensione. Procedono verso la sesta dimensione e durante il percorso liberano ad uno ad uno ogni elemento di separazione. Essi si relazionano gli uni con gli altri liberamente secondo le necessità collettive e lo sviluppo dell’Intento e Funzione. L’energia sessuale è espressa al livello di quarta e quinta dimensione onde creare unità e liberare separazione al servizio dell’intera nave spaziale.

Quanto sopra è la visione ampliata nella sequenza di tempo ulteriore, laddove nella sequenza tempo che stiamo simulando, la nave spaziale è in costruzione e occorre notevole energia per questo scopo. Indi le dinamiche che si creano tra la Gente del Sacro Cono è finalizzata a costruire l’intelaiatura e l’ossatura della nave spaziale in armonia con l’operatività del Settore 10.

Al centro esiste una colonna verticale all’interno di un edificio conico con 12 settori, esternamente vi sono 12 edifici conici.

1C 

È la visione e l’Intento collettivo trasferita in terza dimensione. Trattasi di una rappresentazione fisica di ciò che avviene in 1B. 1C è quanto decidiamo di operare insieme come gruppo. Per esempio, i seminari, le simulazioni, gli intenti operativi di ciascun agente, ecc.

Come esseri separati riteniamo che CUA sia l’unica realtà possibile ed è difficile andare in 1A se abbiamo elementi di forte dipendenza in CUA. Prima occorre disfare questi forti legami.

1B è una realtà che può reggere di più perché è collettiva. Per questo passiamo da 1A a 1C tramite il ponte di 1B, che è una realtà alternativa dove esistono ancora dei legami, seppure di natura molto più leggera e flessibile.

In 1C determiniamo Contratti con scadenze con elementi pratici ben evidenti, individuale e collettivi.

Il contratto base dura 3 mesi ed è un contratto di ammissione.

Si può recedere dal contratto in ogni momento

Il valore qui non è dato da quanto una persona fa, ma dalla sua capacità di onorare quanto ha scelto di onorare.

Ognuno dei presenti da poi descrizione della parte operativa del proprio contratto

Nel lavoro una parte è strutturata mentre una parte appartiene al flusso dell’esistenza.

A sua volta ogni modalità di sistema è suddivisa in tre espressioni, che identifichiamo nuovamente con gli stadi del Rituale di Base, aggiungendo il relativo numero come terzo codice, quindi: 1A1, 1A2, 1A3, 1C1, ecc.

Per esempio, nella modalità di Gioco 1C, le espressioni sono le seguenti.

1C1 – Intento Operativo Individuale di LuceIntento operativo a livello pratico individuale, come definito nel contratto cadetto. Si tratta di Intenti di luce, di cui tutti nel gruppo sono a conoscenza, e definiti apertamente in un contratto. Gli Intenti operativi 1C1, una volta ufficializzati, sono Intenti del gruppo, di cui il datore dell’Intento è responsabile in qualità di Delegato. Il perseguimento e la realizzazione dell’Intento individuale 1C1 è opera dell’intero gruppo, laddove il Delegato ne è il focalizzatore. Questo significa che il successo o meno nella realizzazione dell’Intento è scevro da ogni riferimento personale ed è attribuibile all’intero gruppo allineato con IMC. Il Delegato opera similmente ad un Ministro di un Governo: è responsabile per un particolare settore operativo nell’ambito di un Consiglio di Ministri, a cui risponde.

1C2 – Intento Operativo Individuale di Buio: è in relazione con qualcosa di occulto, rimosso, represso o considerato negativo che riconosciamo in noi. Questo Intento è in genere un elemento proibito, che da un lato desideriamo ardentemente, dall’altro neghiamo perché in contrasto con la realtà sociale e anche a volte con ciò che crediamo. Si tratta dell’Intento ombra, identificato come 1C2. Vi invitiamo ad essere completamente onesti riguardo questo Intento e ad avvedervi che per sua natura comporta inevitabile vergogna, imbarazzo, paura, colpa. Non significa compiere gli atti associati a tale Intento, vuol dire semplicemente essere coscienti di essi e trovare un modo creativo e luminoso per esternarli. 1C2 non va confuso con il rilascio e il Sistema 2, seppure tale Intento possa essere in seguito rilasciato. Il presupposto di base per il rilascio è il riconoscimento privo di giudizio, e derivato dall’accettazione e dall’esperienza diretta. È con i Rettori che si tratta di individuare le modalità più idonee di espressione. A differenza di 1C1, 1C2 può essere tenuto segreto nel gruppo, sebbeve ha da essere comunicato ai Rettori, che lo manterranno riservato, fino a quando voi stessi non deciderete di rivelarlo. Anche l’Intento operativo di buio diventa Intento di buio di gruppo, ma a differenza di quello di luce, il Delegato non è riconoscibile, a meno che egli non decida di esserlo. In questo caso il promotore dell’Intento di Buio, è un Delegato Ombra, che opera similmente al Ministro Ombra di un partito che sta all’opposizione.

1C3 – Intento Operativo Integrato: è inteso ad armonizzare i precedenti intenti, sia mediante la promozione o il rilascio, Esso identifica Intenti collettivi, imprese che l’intero gruppo sceglie e decide di operare praticamente in allineamento con IMC e in connessione reciproca. L’intero gruppo opera qui come Delegato.

Queste espressioni di Gioco si applicano similmente anche alle altre modalità di Gioco (1A e 1B) del Sistema 1, così come a quelle dei Sistemi 2 e 3.

Esercizio 1: Nella prima fase le lavoro, quella invernale, operiamo soprattutto sul Sistema 1. Assicuratevi di aver compreso pienamente il significato del Sistema di Gioco 1, delle sue tre Modalità di Gioco (1A, 1B e 1C) e delle relative Espressioni (1A1, 1A2, 1A3, 1B1, 1B2, 1B3, 1C1, 1C2, 1C3). Definite brevemente, usando vostre parole, ogni espressione di Gioco, fornendo esempi inventati (non necessariamente relativi alla vostra vita personale) sulle loro applicazioni. Inserite tali informazioni nel gruppo di lavoro o inviatele mediante e-mail indicando “Esercizio 1 (Ref: 10/10:3).

Sistema 2 (Secondo Stadio)

È in relazione con il Rilascio, la consapevolezza e tutte le caratteristiche del secondo stadio del Rituale del Sacro Cono.

Corrisponde al rilascio individuale, collettivo, e con quanto è liberato come conseguenza dell’intento operativo, individuale e collettivo (1C1, 1C2 e 1C3).

Questo sistema è in rapporto con la quarta dimensione, la sfera emotiva, il Doppio del Basso.

Nel momento in cui viene espresso l’intento arrivano i rancori. I contratti passati e quelli nascosti che sono in antagonismo all’Intento si evidenziano e richiedono attenzione.

Modalità del Sistema 2

2A

E’ in rapporto con i rancori generati nel mondo interiore e a livello individuale come conseguenza del lavoro su 1A. Le forme e la natura dei rancori sono individuali, similmente a 1A.

2B

È in rapporto con la trasposizione di 2A in un contesto collettivo. Gli aspetti 2A sono integrati con quelli di altri individui per dare forma ad un rilascio di gruppo dei rancori.  2B è convenuto insieme ad altri individui, implica una fusione con le emozioni di altre persone, onde creare una rilascio collettivo. Questo processo avviene solo a livello di quarta dimensione ed è quindi estraneo alle limitazioni fisiche. Non comporta quindi un’operatività fisica. Implica la capacità di alimentare la visione di un gruppo mediante l’uso di risorse mentali ed emotive.

2C: È in rapporto con i rancori generati in terza dimensione come conseguenza della vita quotidiana e del lavoro con il gruppo. Le persone del gruppo possono trovarsi a seconda dei casi nel sistema uno o due. Coloro che sono nel due possono contribuire a supportare l’Intento. Nel gruppo i rancori sono identificati con specifici Graha, riconoscibili da ciascun agente. Ogni rancore è codificato tramite riferimenti che sono gli stessi per tutti.

 

Sistema 3 (Terzo Stadio)

È in relazione con l’Integrazione, la consapevolezza e tutte le caratteristiche del terzo stadio del Rituale del Sacro Cono.

Corrisponde al rapporto con l’IMC e le sue emanazioni.

Questo sistema è in rapporto con la sesta dimensione, la sfera spirituale, l’IMC

Modalità del Sistema 3

3A 

È in rapporto con la definizione individuale dell’IMC e le esperienze di connessione che ne derivano.

3B

È in rapporto con la definizione collettiva dell’IMC impiegata dall’intero gruppo, come risultato dell’integrazione di 3A.

3C

È in relazione con gli aspetti di terza dimensione nel rapporto con l’IMC. Comprende per esempio le rappresentazioni fisiche dell’IMC, esemplificate da strutture edilizie, templi, strumenti di potere, oggetti, e individui.

 

Brevi linee guida nel Gioco

Dare priorità sempre all’Intento.

Qualunque rancore serve per alimentare l’energia dell’Intento.

Il rilascio avviene solo in condizione di Intento.

Intento e Rilascio sono collettivi.

L’interazione tra due agenti è sempre collettiva e mai personale.

Gli agenti distinguono tra la loro interazione a livello CUA e quella nel lavoro.

Le relazioni del livello CUA hanno un contratto a parte tra i partner interessati

La fase operativa nel Gioco appartiene al gioco e non si espande nell’orizzontale.

Un contratto è forte quando viene espresso in un momento di grande intensità. Ciò può accadere durante attività fisiche di grande intensità (atti sessuali, massaggi, parti, gravidanze, ecc.) in cui i corpi di due o più individui sono allineati orizzontalmente e verticalmente.

Ogni volta che svolgiamo pratiche intense, come per esempio il Tocco Astrosciamanico, è necessario circoscrivere il contratto esclusivamente nell’arco di tempo stabilito per la pratica.

Il Graha è tenace e si nasconde dietro le emozioni per non farsi trovare. Solamente scoprendo la sua matrice esistente in quinta dimensione, a livello del pensiero, si può rilasciare un Graha.

Tutte le relazioni fisiche sono il risultato di un contratto con il multidimensionale.

Non si può individuare la radice di un contratto, ma è importante vedere la persona come essere multidimensionale.

Creare l’effetto ponte, l’obiettivo è quello di rappresentare in terza dimensione ciò che succede in altre dimensioni.

È fondamentale mantenere un rapporto quotidiano con 1A, 1B, 1C.

È fondamentale prendere nota di quello che accade a tale riguardo, e considerare anche quanto accade in 2 e 3.

I Graha erodono la memoria, lo spazio mentale, per cui è vitale scrivere, prendere nota, usare qualsiasi strategia possibile per ricordare, per mantenere in memoria i documenti essenziali relativi a 1A, 1B e 1C, così come ogni esperienza importante.

Il Graha può essere rilasciato nel lavoro una volta che riusciamo a identificare il suo codice matrice ternario. Ci sono 1728 matrici di Graha. Per semplificare si tratta inizialmente di individuare l’appartenenza settoriale dei Graha e a tale riguardo vi sono 12 Graha Base e 144 Graha Binari.

Ogni volta che rilasciate un Graha sprovate a individuare la sua appartenenza di base, indicando il numero di settore e, se riuscite, anche il binario. Questo sforzo, anche se non siete certi che il settore sia quello giusto, già di per sé è sufficiente per indebolire l’effetto di invasione. Invece di dire, per esempio: “Sono in confusione, non capisco più nulla!”, potete dire: “Sto rilasciando il Graha 12 (sigla G12)”.

 

Pratica 2: Immaginiamo una scena in cui siamo in 1A.

Più ci attiviamo in 1A più stimoliamo situazioni in 1B e 1C che sono in risonanza (o all’opposto)

L’1A non necessita essere in armonia con l’1A di altri. La priorità nell’1A è in ciò che sentiamo individualmente. Quando questo elemento manca, tutto ciò che facciamo è dettato da altri. Qualunque sia la modalità d’azione dettata da un gruppo occorre sempre ritrovare il proprio 1A.

1A, se realmente perseguito, ha il vantaggio di farci ritornare alle informazioni prenatali.

1B e 1C, senza 1A, sono contaminate da condizionamenti CUA.

1A e 1B sono fasi che garantiscono molta libertà poiché non esiste il fattore tempo né il fisico. Siamo in una realtà oltre la terza dimensione.

Facendo la condivisione di quanto immaginato entriamo nel tempo senza tempo.

Fare questo come pratica, cioè entrare nel nostro 1A, e poi condividerlo, entrando così nell’1B diventa estremamente importante

Una volta fatta la pratica di connessione con 1A, condividiamo le diverse visioni e identifichiamo gli elementi comuni, i diversi “partiti”.

Questo è quanto emerge in sintesi come 1B:

La collocazione è una vasta nave spaziale, che può essere come un piccolo pianeta.

Al centro un asse verticale, una colonna di luce, circondata da 12 Settori.

Rapporti di interconnessione tra individui senza limitazioni.

Tutti si riconoscono come parti dello stesso organismo, non ci sono corpi estranei poiché tutti sono connessi.

Ogni relazione sussiste contemporaneamente e in connessione a tutte le altre

Si può quindi lavorare su situazioni “passate” secondo l’ottica lineare senza però doversi reincarnare.

L’amore è disponibile come l’aria.

 

Considerazioni

In terza dimensione il collegamento tra noi esseri umani è dato dall’aria, respirando il vuoto.

Solo quando impariamo a non avere più bisogno del vuoto per connetterci possiamo andare in quarta dimensione e ci si va solo collettivamente, come gruppo.

In quarta la comunicazione non procede mediante la forma, il linguaggio, bensì tramite l’espressione emozionale diretta.

In quarta possiamo rapportarci liberamente con qualcuno con cui avvertiamo necessità di scambio.

Non c’è bisogno del permesso perché siamo tutti parti dello stesso corpo e mente.

In quarta dimensione esiste la piena memoria riguardo il passato e la coscienza di quello che succede nel presente ad un livello collettivo. Tutti gli esseri sono collegati tra loro e le informazioni riguardo la loro esperienza è accessibile in ogni istante.

In terza dimensione manca la memoria e per ricordare è necessario usare la forma, il linguaggio che, non essendo legato all’esperienza diretta, può essere anche usato per falsificare, nascondere e fingere.

Anche in quarta abbiamo bisogno di una fase di svezzamento, come accade in terza, onde adattarci a nuove condizioni di vita.

Nella quarta (emotivo) l’elemento trainante è la quinta (mentale) e per sopravvivere in quarta è necessario avere una chiarezza mentale, data da 1A che prende forma attraverso un’espressione emotiva.

Noi esseri umani siamo connessi dalle emozioni, che tuttavia non vediamo perché dimorano negli spazi vuoti, quelli del tempo.

La maggior parte dei sistemi di credenze religiose CUA sostiene che rimarremo separati a livello di singole anime anche nei mondi superiori, una posizione che crea inevitabilmente il ritorno ciclico in terza dimensione e la relativa perdita di memoria.

Questo che stiamo esplicando è un gioco, una simulazione in cui ci addestriamo alle modalità di vita in quarta dimensione integrandole con quelle della terza.

1A è strategicamente connesso con il Sole. 1B è in relazione con la Luna. 1C è in relazione all’Ascendente, il corpo fisico, la realtà operativa in cui viviamo

È importante nel gruppo condividere 1A per incorporarlo e trasformarlo in 1B.

Ed in questa operazione è fondamentale creare e operare fisicamente: ossia in 1C, che è il Contratto che decidiamo di stipulare materialmente.

Le pratiche che facciamo in terza servono allo scopo di creare 1B; pratiche di tocco, seminari, incontri, articoli, oggetti, ecc.

 

Pratica 3: Andiamo in 1A per ricavarne un’esperienza completa. Andiamo in 1A e poi in 1B. Dopo ogni canzone entriamo 2 volte nel tempio.

“Deconstruct” è tratto dall’album Design Your Universe del gruppo olandese Epica pubblicato nel 2009. Segue il testo in inglese

If we could see ourselves, the mirror would reflect insanity
Instead we camouflage the flaws that lie within
Condone the suffering we witness as we mingle casually
We need to right ourselves, or else we will derail
Aiming too high
You are bound to fail
Patience is a vital virtue
That you’ll never have
Don’t force me to believe
We’re caught up in the greed’cause I just care for me
To break it, we’ll need everyone
Think it through: unite is the only way
A raging tragedy ignored will have its justice, finally
Distress and poverty is everyone’s disease
We’ll come to realise for all we’ve done there is a price to pay
Yet hope is never lost, there always is a way
Trumping the gameIs no easy way
Enterprise and discipline
Will pay off in the end
If we ever could look into fate’s mirror
We would never have ended up here
We’re distracted by every sin committed
It should always be ever so clear
If we ever look
We would never be here
Don’t force me to believe I’m never needing anyone
I only care for me I’m thinking through
And mine’s the only way
We are caught upIn our failure
Now our union
Is our savior
It’s the only way
If we ever
We would never
If we’re clever
We’re together

Il nostro è un lavoro di decostruzione finalizzato a costruire altrove.

Come esseri separati riteniamo che CUA sia l’unica realtà possibile, per cui è difficile andare in 1A se abbiamo elementi di forte dipendenza in CUA. Prima occorre disfare questi forti legami.

1B è una realtà che può reggere di più perché è collettiva. Per questo passiamo da 1A a 1C tramite il ponte di 1B, che è una realtà alternativa dove esistono ancora dei legami, seppure di natura molto più leggera e flessibile.

In 1C determiniamo Contratti con scadenze (come nel caso del Contratto Cadetto) con elementi pratici ben evidenti, individuale e collettivi.

Il contratto Cadetto dura 3 mesi ed è un contratto che, una volta onorato pienamente, secondo l’ordinamento dei Jaga i Vasa delle Provordo Sagdhanatabe, consente di accedere al ruolo di Novica sito tra i 264 e i 253 gradi (Sagdhanatabe, T143). Il completamento dell’intero PET consente di accedere ai ruoli di Sustinava Ordas, Sanyasa, Kamgava, Chatra, Upalmonava, tra i 252 e i 228 gradi.

Si può recedere dal contratto in ogni momento.

 

Pratica 4: Facciamo un’inversione ad U rispetto allo spazio in cui ci troviamo che ora si sgretola e si frammenta. Immaginiamo che si apre un varco che ci consente di andare oltre questa dimensione dove le cose sono diverse. Il Portale si apre per pochi istanti. Decidiamo di entrare. Questo portale ci immette in tutti i sogni più ambiti che abbiamo avuto, ma se uno solo di questi sogni è in relazione con qualcosa o qualcuno in terza dimensione è impossibile passare. Analizziamo cosa ci spinge ad entrare. Analizziamo cosa ci trattiene in terza dimensione. Se siamo disposti a lasciarlo andare, possiamo saltare, altrimenti rinunciamo, accettando questo come una nostra scelta, con tutta la dignità che ne deriva. Se saltiamo, prendiamo atto di dove andiamo. Ricordiamo chi siamo in quello spazio e chi incontriamo. Poi concludiamo l’esperienza e ritorniamo. Ci posizioniamo nel cerchio per drammatizzare e trasferire qui la nostra esperienza, ciò che abbiamo vissuto. Diventiamo attori e protagonisti dell’evento e lo integriamo vivendolo fisicamente nel cerchio.

Quando facciamo questa pratica è facile essere coinvolti ma poi nella vita non cambia nulla se non creiamo un ponte costante tra l’esperienza (momento di potere) e la nostra realtà CUA.

 

Considerazioni

Operando nel multidimensionale ad un certo punto arriviamo ad un’esperienza in cui si crea un bivio tra separazione e unità.

Quando c’è un portale si allinea la terza dimensione con il multidimensionale ed è fondamentale perché la terza si nutre del multidimensionale.

La nostra abilità consiste nel fare il salto quando il portale si apre, nel bivio c’è lo sforzo di saltare

Ciò che è veramente potente è l’atto di creazione di un ponte tra la terza e quarta dimensione, quindi ogni pratica rappresenta a livello fisico ciò che è successo in quarta dimensione.

Il parlare e condividere serve a rendere disponibile in terza ciò che è accaduto in quarta: diventa un atto creativo.

E’ necessario partecipare alla visione dell’altro come se fosse nostra per creare il ponte.

Le operazioni sciamaniche sono un ponte tra dimensioni.

L’operazione più efficace per sviluppare uno coscienza multidimensionale in terza dimensione non consiste nel cambiare la terza dimensione. Ciò comporta il rischio di separarsi dal multidimensionale, che è quello che è sempre successo finora. Si tratta invece di imparare a vivere simultaneamente in diverse dimensioni, che è appunto il senso del termine “multidimensionale”.

In terza dimensione possiamo rappresentare simbolicamente ciò che succede in altre realtà, così come un pittore dipinge su una tela qualcosa che vede tridimensionalmente, converte quindi dei dati tridimensionali in una forma bidimensionale. Nella terza dimensione, mediante le nostre azioni, rituali, e pratiche possiamo rappresentare quello che succede in 1A e 1B, e anche 2A e 2B. In questo modo diventano 1C e 2C.

Per sviluppare agilità multidimensionale e sciogliere le barriere di separazione tra dimensioni, occorre documentare le esperienze avute in quarta creando eventi nella realtà fisica atti a recuperare la memoria.

E’ necessario imparare a gestire la terza collegandola con azioni alla quarta.

L’obiettivo del gruppo di lavoroè creare rappresentazioni fisiche di ciò che succede in quarta dimensione e nel rapporto con l’IMC.

In questa fase occorre alimentare la visione, recitando scene dal multidimensionale
L’amore

L’amore e l’unità regolano la rete della vita, e siccome la separazione non può esistere senza l’amore, ecco che le sue intenzioni sono sempre in rapporto con l’amore.

Il problema è che la separazione per mantenersi in vita richiede dosi di amore smisurate ed esclusive. Ecco perché l’amore è un tema così diffuso sulla terra. Vi sono cuori da tutte le parti e non esiste alcun altro luogo nell’universo in cui la parola amore è usata così tanto.

Questo perché onde creare una realtà fisica occorrono investimenti indicibili di amore.

L’amore è infinito nella rete della vita, e questo riguardo non esiste possibilità di scarsità. Il problema è che in una realtà separata vige il culto della scarsità.

Il problema è che una realtà separata vuole solo l’amore per sé e per nessun altro.

Quindi anche se può avere tutto l’amore che vuole, senza alcuna limitazione, il solo fatto che questo amore sia pure disponibile per altri mondi, realtà, nazioni, gruppi e individui, risulta inaccettabile, è visto come una negazione di amore e di conseguenza genera l’odio verso le altre realtà, e gli altri in genere, e pure nei confronti della fonte dell’amore, e così abbiamo il mondo del CUA.

Questa situazione si riproduce nel modo in cui si sviluppano le relazioni di amore umane, fondate appunto sulla scarsità dell’amore, motivate dalla paura di perderlo, di non avere l’esclusiva di questo amore. E’ una situazione impossibile, senza via d’uscita, un’allucinazione, totale follia.

L’esclusiva di questo amore verrà persa inevitabilmente, appunto perché non esiste esclusività. Tutti respiriamo l’aria, la stessa aria liberamente, e non possiamo pretendere di respirarla solo noi. Il fatto che anche gli altri respirano la stessa aria, nello stesso ambiente, non ci porta via nulla. Tuttavia il fatto che altri possano ricevere amore da una stessa persona da cui riceviamo amore risulta inaccettabile, ed è in molti casi un crimine.

Lavorando sciamanicamente con l’Intenzione, in uno spazio di totale potere, diventiamo chiari riguardo ciò che vogliamo. Questo è successo varie volte. Se nonostante ciò la nostra vita continua ad essere priva di ciò che vogliamo, se le nostre intenzioni non si realizzano, è perché ci sono delle intenzioni oscure che controllano la nostra vita.

Le intenzioni operano in quinta dimensione ed hanno effetti di controllo sulle emozioni e il corpo fisico, che sono gli aspetti della vita di cui siamo maggiormente consapevoli.

Ora, a meno che non dirigiamo fermamente la nostra attenzione su quello che accade in quinta dimensione, al di là delle nostre esperienze fisiche ed emotive, non capiremo mai quali sono le intenzioni che regolano la nostra vita.

Vi sono intenzioni che abbiamo per evitare qualcosa (separazione) e altre per connetterci con qualcosa (unità). A volte è assai difficile comprendere qual è una e qual è altra, tanto che nella maggior parte dei casi intenzioni mascherate come unità e amore occultano intenzioni di separazione, paura e odio.

Quindi l’approccio che usiamo è dare spazio nella nostra consapevolezza a tutte le intenzioni, sia di buio sia di luce, sia di amore sia di odio, sia di unità sia di separazione, senza esprimere alcun giudizio sulla loro natura, perché in primo luogo è il giudizio che crea la separazione.

Le consideriamo tutte senza alcungiudizio, poiché la strategia è di andare oltre le maschere di terza e quarta dimensione delle intenzioni e individuare la loro matrice di quinta dimensione.

Di nuovo la quinta dimensione si riveste di abiti di terza e quarta dimensione, che sono quelle che immediatamente percepiamo come umani. E’ facile essere sedotti dall’espressione fisica dell’amore, qualcuno che ci accarezza, abbraccia o bacia, così come dall’espressione emotiva, l’innamoramento, la passione, la presenza sottile dell’altro, ecc. Quante volte abbiamo vissuto questo? Quante volte tutto di è dissolto e trasformato nell’opposto magari nel giro di poco tempo?

L’attaccamento verso alcune figure tridimensionali impedisce il passaggio multidimensionale. La causa principale è il fraintendimento, il giudizio e la confusione riguardo il modo in cui è concepito l’amore in terza e nelle dimensioni superiori.

In terza dimensione l’amore è polarizzato e comporta la presenza di due o più soggetti separati. L’amore unisce, ma poiché la terza dimensione si fonda sulla separazione, in questo contesto l’amore contempla la separazione, perché è un amore esclusivo, un amore CUA, che limita e circoscrive l’amore solo ad alcune condizioni di estrema ristrettezza,

Non importa quanto i soggetti si amano esclusivamente, l’unica certezza è che si separeranno fisicamente e che saranno esclusi da quell’amore che hanno coltivato esclusivamente.

Tuttavia poiché il CUA è una realtà separata, l’unica possibilità di fare esperienza dell’amore esiste ufficialmente solo CUA e quindi la maggior parte delle persone non vuole andare da nessun’altra parte. Anche se qui c’è pena, sofferenza e inevitabile separazione da persone amate, tante anime continuano a ritornare qui perché non sanno in effetti da che altra parte andare per amare e ricevere amore.

L’amore si esprime distintamente secondo la dimensione di riferimento:

Terza dimensione: amore fisico, si esprime mediante la presenza fisica dei soggetti in diversi modi: vivere insieme, vedersi regolarmente, svolgere attività congiunte, condividere beni materiali, praticare attività sessuali, accarezzarsi, farsi dei regali, prestare assistenza, fare favori, scrivere lettere o e-mail di amore, e altre manifestazioni fisiche di amore.

Quarta dimensione: amore emotivo, si esprime mediante l’emozione, indipendentemente dalla presenza fisica dei soggetti, per cui può essere presente anche se l’altro è distante, andato via, deceduto, ecc. L’emozione, poiché è quarta dimensione, viaggia nel tempo. Possiamo avere emozioni riguardo il passato avuto con qualcuno, e pure rispetto al futuro, alle possibilità che accada qualcosa. Le emozioni sono anche in relazione con vite passate e universi paralleli. Le proviamo come risultato di un allineamento con altre realtà. Poiché il riferimento unico e ufficiale è quello del corpo fisico, attribuiamo le emozioni di amore a ciò che succede in terza dimensione. La probabilità che le nostre emozioni siano relative a qualcosa che sta succedendo fisicamente è così minima che non può essere nemmeno descritta numericamente in proporzione. L’amore emotivo viaggia su una frequenza assai instabile che può cambiare repentinamente, se è sorretta dal pensiero della separazione. Poiché il CUA è il risultato di un pensiero di separazione, le emozioni di amore tendono a cambiare molto spesso e radicalmente, con un effetto altalena. L’amore emotivo è legato all’emozione dell’innamoramento, è la sensazione dell’amore.

Quinta dimensione: amore mentale. Seppure questo termine non suoni affatto elevato, né tanto meno romantico, l’amore mentale è l’espressione nobile e creativa dell’amore. Creativa perché è il risultato di una scelta, ossia la scelta di amare. L’emozione dell’amore è un effetto transitorio, così come lo è l’amore fisico. Due persone si accarezzano teneramente perché sentono l’emozione dell’amore. A loro volta sentono l’emozione perché hanno formulato il pensiero dell’amore. E’ di questo pensiero che la maggior parte degli individui non sono coscienti, per cui esso diventa inconscio. Vi sono due pensieri di amore: quello fondato sulla separazione e sull’unità. Il pensiero d’amore fondato sulla separazione si basa sulla paura di perdere l’oggetto dell’amore ed è tipico delle relazioni speciali descritte in Un corso in miracoli. È un amare a condizione che. Il pensiero d’amore fondato sull’unità è una scelta di amare incondizionatamente e non in base a quello che l’altro fa. È il riconoscimento che l’oggetto dell’amore non è la forma fisica dell’altro, la quale per sua natura si separerà, bensì la sua essenza multidimensionale. In quinta dimensione, ci troviamo di fronte a questa scelta, se amare incondizionatamente o meno.

Sesta dimensione: amore spirituale. È il massimo livello di amore, in cui non c’è alcuna scelta, poiché sussiste l’evidenza che l’amore è infinito e tutti sono connessi.

Si arriva alla sesta solo facendo il viaggio dalla terza alla quinta dimensione. In quinta c’è la scelta rispetto a quale pensiero di amore adottare. Quando esiste consapevolezza che siamo noi a scegliere l’accesso all’amore spirituale è aperto, sia che scegliamo di andarci o meno.

Come esseri fisici riconosciamo solo la differenza tra amore fisico e non fisico, raramente tra amore emozionale, mentale e spirituale.

L’amore mentale è legato al pensiero d’amore ed è oltre l’emotivo. L’amore emotivo non comprende nessuna possibilità scelta, la sua presenza non dipende dalla volontà del soggetto, è qualcosa che accade o non accade.
Considerazioni sull’amore secondo le dimensioni

In quarta dimensione ci sono due aree: quella più vicina alla terza, la prima metà della quarta dimensione consente ancora il risucchio in terza dimensione.

Il passaggio decisivo ha luogo solo dopo aver oltrepassato la seconda metà della quarta.

Nella quinta dimensione esiste sia il pensiero di unità che quello di separazione che avviene però sempre per scelta.

In quarta mi arriva sempre l’eco della quinta.

In sesta esiste solo l’unità.

Nel lavoro astrosciamanico diamo priorità all’Intento, perché questi non è un’emozione, è un pensiero, è quinta dimensione e ci consente di discriminare, di essere effettivamente creativi.

Rimanendo focalizzati sull’Intento comprendiamo la distinzione tra quinta e quarta.

Per esempio, posso avere un grande desiderio di vivere nell’amore. L’emozione dell’amore è provare amore per qualcuno o qualcosa, o quando mi sento amato da qualcuno o qualcosa, o entrambi. Nel momento in cui io non provo più amore o non sento più di essere amato, l’emozione dell’amore non c’è più.

L’amore emotivo ha una durata maggiore di quello fisico.

In terza dimensione c’è amore solo quando ciò che amo è disponibile fisicamente. Per esempio, allorché sono accarezzato, bacio, o mi esprimo amorevolmente, esiste amore fisico.

L’amore emotivo può continuare anche in assenza del soggetto fisico, perché non si fonda sulla linearità del tempo, può viaggiare nel tempo in avanti e indietro. Posso sentire amore ricordando un evento del passato o anticipandone uno del futuro, anche se nel presente lineare non accade nulla di fisico.

L’amore mentale, quello di quinta dimensione, ha una durata molto più ampia dell’amore emotivo.

L’amore di quinta rimane anche quando non sento più l’emozione dell’amore verso qualcuno o qualcosa, o allorché non mi sento amato. Questo perché l’amore di quinta si fonda su una scelta di amore, in grado quindi di prevalere sugli accadimenti fisici ed emotivi.

Se amo veramente qualcuno a livello di quinta dimensione, lo amo come scelta di amare e non come conseguenza di quello che succede a livello fisico ed emotivo.

E’ un amore incondizionato, sostenuto da una scelta. Per cui il fatto che io ora non senta l’emozione dell’amore non ha alcuna conseguenza sull’amore di quinta dimensione, che è in grado di rimanere tale sia che ci siano emozioni di amore o di odio, in base ad una decisione.

Coloro che amano solo in presenza di emozioni di amore, sono dominati dai Graha dell’amore, che non hanno nulla di meglio di offrire dei Graha dell’odio.

Tra Graha dell’odio e dell’amore esiste un patto di alternanza, per cui è concordata una gestione equa dell’energia, metà all’amore, metà all’odio.

Come potete capire, l’amore emotivo è un’espressione della separazione, e ha bisogno dell’odio emotivo per sopravvivere, e vice versa. Quando nei rapporti con altri notiamo l’alternanza di amore e odio, siamo in presenza solo di emozioni.

L’amore di sesta dimensione è invece un dato di fatto e non presuppone alcuna scelta.

L’unità tra i soggetti è evidente, non c’è più separazione e l’idea di entrare in rapporto con qualcuno o meno, di amarlo o no, non esiste, perché in sesta dimensione non ci sono idee, né pensieri. E’ uno spazio di unità e basta, indescrivibile tramite il linguaggio, che è un’espressione della quinta dimensione. E’ uno spazio di essere.

In quinta dimensione posso scegliere tra unità e separazione, amore e odio. Laddove in quinta dimensione sono nel livello matrice di qualunque cosa possa accadere in terza e quarta, in sesta non esiste alcuna scelta perché c’è solo unità e la separazione non è possibile.

La separazione è un pensiero e al livello del pensiero (Intento) è possibile scegliere e cambiare. Non è possibile invece cambiare a livello fisico ed emotivo. A tali livelli rimaniamo le vittime del piano mentale.

L’Intento e la sua coltivazione ci consente di avere accesso al piano mentale. Ecco perché insistiamo tanto sull’Intento e l’importanza di mantenerlo attivo non importa cosa ci succede a livello fisico ed emotivo.

Spesso, in momenti importanti, c’è un allineamento multidimensionale, in cui terza, quarta, quinta e sesta si ritrovano congiunte.

Per esempio, partecipiamo ad un seminario e durante un esercizio in cui lavoriamo fisicamente con altri (terza), proviamo grandi emozioni di amore (quarta), che si allineano con la volontà, il pensiero di amare (quinta) e con l’entrata in uno spazio di puro amore, privo di riferimenti oggettivi o soggettivi, incondizionato (sesta).

Questo è allineamento totale, ciò che vorremmo accadesse in continuazione.

L’allineamento totale ci rivela quello che accade in quella frequenza, che è sempre eternamente presente.

Tuttavia a causa della separazione, noi ci spostiamo da quella frequenza, ne prendiamo gradualmente distanza. Ed il lavoro consiste nel recuperare la frequenza insistendo su ciò che permette il recupero, ossia il piano mentale, la volontà di recuperare.

Il fisico e l’emozione vanno e vengono, perché sono soggetti all’alternanza di pensieri di unità e separazione.

Per esempio, una volta terminato il seminario, non abbiamo più l’espressione fisica dell’amore, perché rimaniamo soli e non ci sono più coloro con cui abbiamo avuto esperienze fisiche di amore. Tuttavia rimane l’amore emotivo, mentale e spirituale.

Il dato più tangibile, dopo quello fisico, è l’emotivo. Anche se non ci sono i compagni fisici, ne conserviamo vivido il ricordo e l’emozione è ancora tanto forte e può durare per più ore e giorni.

Il bivio decisivo giunge allorché l’emozione di amore cessa, appunto perché l’aspetto fisico ha cessato di alimentarla.

Ogni essere umano è in grado di attivare emozioni di amore sulla base di espressioni fisiche di amore, senza bisogno di attivare espressioni mentali o spirituali di amore.

Quando non c’è più emozione di amore o espressone fisica di amore, in grado di alimentare la relativa emozione, ecco che ci ritroviamo solo con l’aspetto mentale e spirituale.

È un “solo” eufemistico perché in effetti l’amore effettivo può avvenire unicamente a livello mentale e spirituale.

I corpi fisici e le emozioni non si possono unire, le menti invece sì, possono scegliere di separarsi e unire, mentre lo spirito è già unito, e non ha bisogno di scegliere nulla.

Quando emozioni e fisico ci abbandonano, la prova decisiva sta nella tenuta della mente, l’Intento.

Sebbene ci siano emozioni di odio, rabbia, paura e non di amore, io scelgo con la mia mente di allineare tali emozioni con l’Intento, effetto quindi il Rilascio.

Il Rilascio è un atto di amore di quinta dimensione, l’unico effettivo atto di amore, quello che definisce la distinzione tra amore separato e amore unito.

L’amore di quinta dimensione non dipende da corpo ed emozioni, al contrario li usa per perseguire l’amore non importa cosa succeda ai livelli più bassi.

Solo se mi aggancio al pensiero potente della quinta dimensione ho speranza di resistere alle onde devastanti della quarta dimensione e a quelle della terza.

Il pensiero è più potente dell’emozione poiché non è legato a cambiamenti radicali di frequenza, come dolore e piacere, amore e odio.

L’intento deciso in un momento di forte allineamento rappresenta un collegamento con la quinta dimensione, che ci permette di resistere all’onda emotiva della quarta e a quella fisica della terza, che soprattutto si attivano in momenti di passaggi decisivi interdimensionali, quali la morte.

Decidere qualcosa in quinta e portarlo a termine con una scadenza in terza permette di fare individuare le resistenze individuali, i pensieri nascosti e i contratti contrari.

Nella quinta c’è appunto la matrice che produce i Graha, ossia il Paheka.

Il Paheka va trasformato in Sadoha.

Nel lavoro l’obiettivo è di creare una squadra operativa che sappia agire in determinate circostanze seguendo istruzioni e verificando (tramite i Rettori) ciò che accade.

La griglia delle regole che gestisce ogni nostra emozione o attività fisica esiste in quinta dimensione ed è quella che ha creato ogni struttura.

Gli accordi chiari arginano il depistaggio emotivo.

 

Norme di relazione nel lavoro

Se c’è in un gruppo qualcuno che fa qualcosa che mi disturba si tratta di dirlo all’altro, spiegando il fatto fisico oggettivo, senza invasione emotive o mentali, che non hanno mai nulla a che vedere con quello che sta accadendo fisicamente.

Se invece interpreto il comportamento attribuendo a lui ciò che mi succede emotivamente o mentalmente, questa è un’invasione.

L’accordo base è che ognuno è responsabile delle sue emozioni. Chi non è in grado di fare questo è fuori gioco.

Occorre chiarezza rispetto agli impegni di terza per non essere inquinati dalla quarta.
I sogni sono in quarta dimensione, per interpretarli si tratta di individuare il pensiero creatore che è alla base del sogno.

In quarta il conflitto è rapido ed intenso ma si risolve subito a meno che non sia fomentato dalla volontà di separazione che allora favorisce il conflitto.

In ogni momento è mia responsabilità scegliere se dire SI o NO e non posso imputare all’altro situazioni in cui io sono tenuto a scegliere.

Occorre apprendere la capacità di dire si o no.

 

Pratica delle regole avverse

Ognuno individua regole verso cui prova avversione e le trascrive.

Finché rimaniamo nell’avversione alla regola, avremo sempre bisogno dell’emozione di avversione alla regola. Esiste l’avversione e la ribellione alla regola, che è un’emozione, ed esiste la ribellione sul piano mentale, che un cambiamento. L’emozione di ribellione non è interessata al cambiamento, anzi dipende dalla mancanza di cambiamento.

Il ribelle di quinta dimensione rilascia le regole avverse e applica quelle cha danno supporto al suo Intento. Il ribelle di quarta dimensione si ribella per sostenere l’emozione di ribellione e non è interessato a cambiare nulla. La stessa situazione che si applica all’amore si applica alla ribellione.

Il puro ribelle va oltre le regole avverse e crea la sua realtà come la vuole lui.

L’autorità è il guardiano della soglia che non ci fa passare fino a che non abbiamo la capacità di rilasciare il ruolo di vittima.

Individuare il problema senza accusare nessuno.

Il NO è fondamentale, occorre essere puri e totali per individuare il punto in cui urtiamo.

Il SI ha ad essere chiaro.

Se dico NO a qualcosa, necessito di dire SI’ a qualcos’altro, altrimenti il NO è solo distruttivo.

Il NO è creativo quando evidenzia il SI.

Quando con qualcuno ci sentiamo liberi di dire SI o NO vuol dire che è un rapporto puro che non ci attanaglia e manipola, in cui siamo creativi.

Gli spazi multidimensionali esistono e sono dei territori che necessitano di essere mappati. L’esperienza priva di decodificazione promuove la realtà separata perché non è riproducibile, quindi non c’è beneficio effettivo dagli spazi di estasi perché poi in CUA tutto torna come prima.

 

Pratica finale

Identifichiamo dove nel corpo possiamo memorizzare le informazioni ricevute in questo seminario o dalla lettura di questo scritto.

Se ci troviamo in una situazione critica proviamo a fare la pratica di entrata e salto nel portale e vediamo cosa accede.

Kahesha Opa

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