Il ricordo

hat1Ti succede mai di avere un’idea, pensiero, intuizione, o meglio, uno stato di coscienza, che ti permette di percepire ogni aspetto della vita da una prospettiva trasparente e luminosa, totalmente distinta dal modo in cui solitamente la concepisci?

Ti è mai accaduto di provare un senso di lucida consapevolezza riguardo chi sei e cosa ti sta accadendo, qualcosa di bello, giusto, grande e soprattutto autentico, che dura per qualche istante, minuto o forse di più, che quando lo senti sei sicuro che non lo dimenticherai mai e che la tua vita è cambiata per sempre?

Se ti è successo varie volte, anche a distanza di giorni, mesi e anni, questo è un buon segno. Allo stesso tempo indica che di questo stato di coscienza, idea, intuizione ti dimentichi regolarmente. Infatti, quando ritorna, insieme alla bellezza, stupore e gioia che ne deriva, la sensazione più forte è la familiarità di questa esperienza, che giunge come un improvviso ricordo, che ti rende incredulo riguardo a come sia stato possibile per te dimenticartene.

Ognuno di noi ha accesso a questo stato di coscienza, una finestra verso la nostra natura originaria, un segno tangibile della presenza di Dio. Ognuno di noi, a meno che non prenda degli strenui provvedimenti, è tuttavia destinato a perderne il ricordo in questa dimensione separata.

Una dimensione separata, fondata sul dualismo e conflitto tra polarità, per sopravvivere, si nutre dell’esperienza di unità, di idee, pensieri, stati d’animo allineati con la realtà della nostra natura, che sono regolarmente divorati. Una realtà separata è una dimensione parassita che aggredisce e incorpora ciò da cui si separa.  Questo vuol dire che la parte da cui si separa continua a esistere, ma è resa invisibile, è nascosta, occultata. Una realtà separata è come il ventre di una gigantesca balena che divora tutto ciò che incontra, per cui si vede solo la balena, laddove tutto il resto è dentro la balena stessa.

Il ricordo di chi siamo è dentro il ventre della balena.

La nostra coscienza è come un giardino che produce fiori e frutti meravigliosi, regolarmente divorati, in genere così rapidamente che non ci rendiamo conto che essi esistono. È durante i momenti di incoscienza, soprattutto quando dormiamo, che la realtà di chi siamo viene amputata dalla nostra consapevolezza. Poiché si tratta di una natura autentica, essa inevitabilmente ricrescerà, e lo farà ogni giorno, per cui puntualmente noi perdiamo coscienza, siamo distratti da illusioni, paure e ogni tipo di assurdità, al fine di permettere l’estirpazione dei processi mentali che sono in contrasto con la separazione e quanto essa ci impone di essere.

Una dimensione separata promuove sostanze e azioni tossiche intese a intorpidirci, ad anestetizzarci riguardo ciò che sta accadendo veramente dentro e fuori di noi, per distrarci mentre proprio nella nostra testa, dietro e davanti ai nostri occhi ci viene tolta la consapevolezza, la memoria di chi siamo.

Avete mai fatto un sogno in cui una cavalletta, un grosso insetto o qualunque forma sgradevole si attacca sul vostro capo e inizia a succhiarvi? Questa è un’esemplificazione di quanto sto scrivendo. Per questo motivo, e anche altri, in alcune tradizioni sciamaniche, come quella del Sacro Cono, si impiegano lunghi cappelli a forma conica, per conservare il ricordo, per impedire che sia divorato.

Allora che fare? Si tratta di accettare da un lato che questa situazione è inevitabile, perché quanto la produce e alimenta è molto potente, decisamente superiore all’idea limitata che abbiamo di noi stessi. Quindi occorre dare per scontato che dimenticheremo. Dall’altro, si tratta di fare il possibile per ricordare, per lasciare testimonianze, segni di quanto emerge di luminoso nella coscienza, prima che sia eliminato, in modo che possiamo accedervi, collegarci regolarmente.

Un esempio, a questo riguardo, consiste nello svolgere una o più pratiche quotidiane, in cui ci colleghiamo con la memoria di un’esperienza luminosa e la riportiamo nel presente, in cui ci rapportiamo direttamente con Dio, non mediante l’adesione a un sistema di credenze, bensì tramite il riconoscimento del modo in cui abbiamo avuto esperienza della sua presenza.

Vi sono inoltre pratiche che aprono la mente e il corpo agli stati di coscienza che ci permettono di accedere al ricordo, a espanderlo, ad averne un’esperienza diretta.

Ci sono tanti altri esempi, che posso solo dimostrare, che non è proprio possibile spiegare a parole,

Ci sono tanti modi in cui potrei spiegare quanto sopra, mediante le parole, anche radicalmente diverse. Il mio scopo non è quello di dare vita a dibattiti e discussioni filosofiche. Non ho tempo per queste cose e ci sono già tante persone che lo fanno in modo magistrale. Quanto scrivo è solo un pretesto per promuovere il ricordo, per invitarvi ad avere un’esperienza diretta e soprattutto per dare valore alle esperienze dirette che avete già avuto.

© Franco Santoro

 

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